Opinioni

Figli. Non solo sicurezze. Alla natalità serve un pizzico di follia

Massimo Calvi martedì 20 febbraio 2024
Non solo sicurezze. Alla natalità serve un pizzico di follia

Per rilanciare le nascite servono aiuti economici e servizi alle famiglie, dice qualcuno. No, sostengono altri, è necessaria una svolta culturale. Il dibattito sulla natalità si avvita spesso attorno a due visioni contrapposte, ma che in realtà sono perfettamente complementari. È abbastanza evidente, cioè, che senza un contesto che aiuti i genitori a mantenere e a crescere i figli, difficilmente il numero dei bambini nati potrà avvicinarsi a quello dei bambini desiderati. Così non si può negare che la cultura in cui siamo calati tende a scoraggiare scelte in cui, come si dice, è necessario buttare il cuore oltre l’ostacolo.

Le due prospettive si legano perfettamente, ed è importante far sì che la loro contrapposizione non diventi un alibi per l’inazione. Lo ha ricordato bene il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, intervenendo al primo appuntamento del “tour” organizzato dagli Stati Generali della Natalità. Zuppi ha parlato dell’importanza che la politica sappia dare «risposte puntuali e non opportunistiche», ovvero di un piano che offra «fiducia e sicurezza» ai giovani. Insomma: sostegni economici, servizi, case a prezzi accessibili, lavori non precari.

In mancanza di garanzie sufficienti, e di sicurezza, è difficile che un paese avanzato possa conoscere una natalità apprezzabile. Quando c’era la guerra in Italia nascevano più figli, è vero, ma non perché le persone fossero migliori, al limite erano più semplici, il fatto è che a differenza di oggi non vi erano molte alternative, con tutto quello che questo può significare.

La natalità è però anche una formidabile, per quanto parziale, cartina di tornasole del tasso di fiducia che le persone ripongono nel futuro. E se nascono pochi bambini o si formano poche famiglie, è anche perché quanto è stato introdotto non basta, non è sufficiente, cioè non è in grado di offrire quella prospettiva di serenità e di speranza verso il futuro che resta l’ingrediente fondamentale.

La questione culturale è più complessa, perché le “svolte” in questo ambito non si ordinano per decreto e non avvengono da un giorno all’altro. Però se alla politica spetta il compito di far scoccare la scintilla, a livello personale ci si può chiedere verso quale orizzonte stiamo volgendo lo sguardo.

L’arcivescovo di Bologna lo ha rimarcato con semplicità: la sicurezza sembra non bastare mai, ha spiegato, dobbiamo dare tutte le sicurezze ai giovani, ma poi servono anche il coraggio e «il gusto di guardare al futuro, alla bellezza della vita, della speranza, e di trasmettere vita». Cioè si può almeno provare a «credere che la vita ha senso quando la doni a qualcuno».

C’è un livello personale che è importante possa esprimersi nel desiderio di maggiori sostegni, e di sicurezza, perché in assenza di questo viene anche a mancare la necessaria pressione sulla politica, ostaggio di fin troppe lobby con interessi decisamente meno fondamentali. Dopodiché siamo consapevoli che la vita è fondamentalmente anche rischio?

Forse è un messaggio difficile da accettare, in una stagione segnata dai conformismi, e dove la scelta di famiglia e di figli è costantemente presentata come un percorso poco razionale. Ma è un concetto con cui gli educatori dovrebbero provare a fare i conti. Nel loro ultimo libro - “Generare libertà. Accrescere la vita senza distruggere il mondo” - Chiara Giaccardi e Mauro Magatti ampliano il concetto di “generatività” spalancando le porte alla dimensione travolgente del “rischio”. Scrivono i due sociologi: «Cercare sicurezza è rincorrere il mito del “rischio zero”. Ma senza rischiare non si vive, e senza speranza non si rischia. Solo chi spera può rischiare, guardare in faccia la morte per amore della vita».

Chi è genitore sa bene cosa significhi fare i conti con l’imponderabile, ogni ora, tutti i giorni, e quanta vita ci sia nel fare esperienza di questo. Se una svolta culturale è possibile, insomma, parlando di amore, di giovani coppie, e poi anche di natalità, potrebbe prendere le mosse proprio da qui. Da una richiesta legittima di sicurezze rivolta alla politica e alle istituzioni, perché la speranza non si nutre solo di sogni. Consapevoli, tuttavia, che un’esistenza ricca di senso non possa fare a meno di una buona dose di rischio, o di sana follia.