Medici volontari e un prete a Pianosa. La gratuità apre anche le porte del carcere
La gratuità apre le porte, anche le più ermetiche, come quelle di un carcere. La gratuità è sincera, perché disinteressata, senza secondi fini: intenzionata solo dal bene da fare. La gratuità è disarmante: è l’arma degli inermi. Non si lascia vincere dal male, ma vince il male con il bene: il male in ogni sua forma: fisica, affettiva, spirituale, morale. Si china per fasciare le ferite, curare e sanare. La gratuità è libertà: libera dalle grettezze dell’ego e dall’affanno del tornaconto e del profitto. Libera per il dono: l’amore a perdere. Che è la fonte del vero guadagno, del giovamento dell’anima: «Che giova all’uomo – domanda il Vangelo – guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? » (Mc 8,36). La gratuità è ricompensa a se stessa, perché dilata il cuore nel dare, ma anche e ancor più nel ricevere dall’altro, dal suo stupore, dal suo sorriso, dallo sguardo commosso e grato.
La gratuità è gioia di essere dono. Gioia che riempie dentro e trabocca fuori: tracima contagiando e conquistando alla causa del dono. È questa la semantica e la dinamica del volontariato: questo potenziale di valore e di azione, nei variegati campi del bisogno e della promozione umana, da ascrivere a grande merito e patrimonio della nostra gente, fermentato in modo singolare e preminente dal lievito di amore del Vangelo. Potenziale di solidarietà, che come un fermento appunto, poco vistoso ma efficace, tesse la trama di umanità della nostra società, facendosi carico di tante miserie e indigenze, apprensioni e disagi altrimenti inascoltati e disattesi. Contribuendo nel contempo alla elevazione e al consolidamento morale degli standard valoriali ed educativi, che una cultura dell’affare e del vantaggio tende a erodere e indebolire.
Ho iniziato con un riferimento specifico al carcere, uno dei luoghi di miseria e marginalità più penosi e problematici. Da cui mi è suggerita questa riflessione, per aver condiviso da poco tre giorni di volontariato tra i carcerati, nella colonia penale dell’isola di Pianosa. Esperienza vissuta con 15 dei numerosi medici dell’area cardiologica e vascolare del Policlinico 'Gemelli' di Roma che, su iniziativa e sotto la guida del professor Massimo Massetti, primario cardiochirurgo, danno vita alla onlus 'Dona la vita con il cuore'. Organizzazione di volontariato che si porta nelle periferie geografiche ed esistenziali di Roma e d’Italia, per offrire ai più poveri possibilità mediche di prevenzione, diagnosi, terapia e controllo delle malattie cardiovascolari, non altrimenti fruibili.
A Pianosa era la terza volta. Per cui i semi della gratuità avevano attecchito e portavano frutti. Si aprivano le porte del carcere. Non solo 'in entrata' per i volontari, le cui cure cominciavano dalla condivisione di vita coi detenuti, che aprivano i loro spazi (le loro celle, la loro cucina) alla convivialità. Ma anche 'in uscita' per i carcerati, che ci raggiungevano negli ambulatori da campo allestiti fuori, nella condivisione di esperienze, nella esplorazione ambientale e culturale dell’isola, nella preparazione e consumazione dei pasti. Insieme: volontari, detenuti , direttore del carcere, guardie e polizia penitenziaria, amici di Pianosa. Il momento clou: la Messa di Pentecoste, da tutti vivamente partecipata nella chiesa dell’isola. Miracolo della gratuità! Abbatte le distanze, vince le diffidenze, libera da paure, integra le diversità, avvicina i lontani, conquista alla fiducia, fa sentire amici, trasforma un detenuto in un fratello e gli apre il cuore alla speranza.
Teologo moralista, Pontificia Università Lateranense