Appunti di Pasqua. La gratitudine che dobbiamo agli “scartati”
È stato rinvenuto senza vita a Napoli, Giovedì Santo. Non ha ancora un nome, non si sa da dove venga. È un senza fissa dimora. Un uomo che vale poco, per tanti forse niente. Un uomo al quale Gesù, volentieri, avrebbe lavato e baciato i piedi. Uno di quegli uomini che non possono, e forse non sanno nemmeno dire grazie. E che, quindi, ci fanno sperimentare la più assoluta gratuità. Uno scarto, per usare un termine caro al Papa.
È facile parlare degli scartati, disquisire sulla loro posizione, essere pro o contro la loro presenza in città. Sono ingombranti, danno fastidio, chiedono, sporcano. È vero. Ma sporcano come tutti quanti noi, anzi, a dire il vero, inquinano di meno. Certo, non hanno la possibilità di recarsi in un bagno decente pur avendo le stesse esigenze di ogni essere umano. Dormono all’aperto. Gesù: « Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli del cielo i loro nidi, il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo». Mangiano quel che capita, quel che trovano nei cassonetti dell’immondizia, il nostro superfluo. Si coprono con i nostri abiti dismessi, vecchi, fuori moda che nessuno indosserebbe più. Riciclo. Stanno là, come un pugno negli occhi, come coscienza critica. Come a metterci alla prova. Abbiamo pregato, abbiamo implorato, cantato, celebrato i sacri riti. “Vi ringrazio”, sembra dirci il Signore che abbiamo visto morire in croce e che oggi contempliamo nella gloria. “Vi ringrazio per avermi tenuto compagnia, per aver pianto con me, per me; per avermi accompagnato sul monte, di non essere scappati via. Avete avuto coraggio, non accade sempre, non accade a tutti”. Gli uomini nei momenti più difficili, quando guardare negli occhi la vita è insopportabile, scappano. C’è sempre una strada da imboccare, un luogo in cui nascondersi. Hanno ragione. Hanno ragione ma sbagliano. La vera rivoluzione non avviene fuggendo dalla realtà, ma guardandola negli occhi. Tenendo a bada la paura, l’ansia, le pretese delle comodità. La vera rivoluzione, dentro di te, avviene nel momento in cui decidi – con fermezza – da che parte stare.
A nessuno – in particolare ai cristiani – è consentito di stare con il piede in due scarpe. «Chi non è con me è contro di me» disse il Maestro. Scegliamo di rimanere con lui. Sempre. A che serve guadagnare il mondo intero sapendo già di dover lasciare tutto? Clemente Rebora, poeta e sacerdote rosminiano: « Qualunque cosa tu dica o faccia c’è un grido dentro: non è per questo, non è per questo. E così tutto rimanda a una segreta domanda. L’atto è un pretesto... Mentre ciascuno si afferra a un suo bene che gli grida addio». Una perla da incastonare in questa giornata di Pasqua.
Agli scartati, che anche oggi resteranno ai margini delle nostre società opulente e contraddittorie, cui basterebbe poco per recuperarli e ridare loro dignità, vogliamo inviare i nostri auguri. Per il fratello deceduto a Napoli eleviamo preghiere perché sia accolto in Paradiso come il ladrone in croce. Ma, per essere onesti fino a farci male, dobbiamo – senza ombra d’ipocrisia – dire loro grazie. Grazie, perché ci ricordano, come già Rebora, che in questa vita tutto è un pretesto. Che dentro ogni cosa, ogni parola, ogni azione, ogni progetto, c’è un grido che nessuno, per quanto si dia da fare, potrà soffocare mai. Un grido che ti chiede di guardare oltre. Siamo chiamati ad accettare la sfida. Nel clochard morto a Napoli, in tutti coloro che sopravvivono nelle stesse condizioni, in tutti i poveri del mondo, siamo sfidati a vedere il volto di Cristo, morto e risorto. Per amore, solo per amore. La croce che contemplammo il Venerdì Santo, altro non è che l’altra faccia dell’amore, quella che resta in ombra e di cui, volentieri, faremmo a meno. Risorgere. Insieme. È vietato, anzi, impossibile risorgere da soli. Si risorge insieme. In famiglia. Nelle nostre famiglie e nella grande famiglia umana, della quale, a pieno titolo, fanno parte i fratelli e le sorelle che avanzano lentamente e non riescono a rincorrere il mondo che corre alla velocità del lampo. Sta a noi rallentare il passo, attenderli, offrire loro la mano, fermarci. Rimetterli in piedi. Risorgere con loro.
Pasqua è amore. Amore vero, totale, gratuito. Pasqua con gli scartati è davvero Pasqua. Parola di papa Francesco. Parola di Gesù.