Opinioni

La gratitudine a un prete (e la scoperta d'un giornale)

Marco Tarquinio martedì 18 giugno 2019

Gentile direttore,

domenica ho partecipato come sempre alla Messa delle 18 nella Chiesa di San Martino a Rebbio di Como. Il parroco, durante gli avvisi, ci ha esortato a leggere stampa «ben strutturata», capace di aiutarci ad avere una visione più ampia degli argomenti di attualità e di darci un termine di confronto rispetto al resto dei media. E ci ha suggerito il vostro quotidiano o “Famiglia Cristiana” o un’altra testata cattolica. Ebbene, devo dire che... aveva ragione! Conoscevo “Famiglia Cristiana”, ma non avevo mai letto “Avvenire”. L’ho trovato molto interessante, davvero. Ma non è a lei e ai suoi colleghi che voglio fare i complimenti, vorrei invece approfittare della sua gentilezza per elogiare pubblicamente questo parroco. Una persona che ci presenta il Vangelo non solo a parole, con le letture e le celebrazioni, ma con le sue opere! È un vero spirito francescano: mite ma fermo, paziente e umile. Sembra vivere il tempo in modo dilatato, occupando tutta la sua giornata con il prossimo. Non c’è distinzione: che sia migrante o autoctono in difficoltà, è disponibile e generoso con tutti, divide tutto ciò che ha con chi ha bisogno e se ne occupa personalmente, donando così totalmente anche se stesso. A volte ci chiediamo: “Ma quando dorme? Ma mangia?”. Non esibisce nulla, non si vanta, non si incensa! Anzi si fa povero coi poveri. Abbiamo bisogno di preti così. Lui si chiama don Giusto. E non sarà contento che io abbia scritto di lui...

lettera firmata


La sua lettera, cara amica, mi ha rallegrato e incuriosito. Tengo riservati, come mi ha chiesto, il suo nome e il suo indirizzo. E condivido il suo pensiero. Descrive un sacerdote che somiglia molto ai tanti preti che fanno viva e vera la Chiesa italiana e che sono stati e restano importanti anche nel mio cammino di... aspirante cristiano. Grazie. E grazie per la “scoperta” del nostro giornale che mi comunica con questo entusiasmo e questa confidenza. Meglio tardi che mai, mi verrebbe da dire. Ma preferisco darle il benvenuto tra la “gente d’Avvenire”.