Lirica scontata per giovani e l'impegno di scuole e famiglie. La grande opera è educare
Alzi una mano chi ha ascoltato in classe – non dico alle elementari, ma almeno alle medie o alle superiori – un atto completo di Traviata o l’intera Bohème. Licei musicali a parte, se a qualcuno è capitato, è perché ha trovato un insegnante convinto che non si potesse trasmettere la nostra cultura alle nuove generazioni e formare l’identità di un cittadino italiano prescindendo dall’opera lirica. Siamo la patria del belcanto e del melodramma, ma la scuola lo ignora. Va bene Dante. Va bene Verga. Va bene Pirandello. Però si può fare a meno di Verdi, Puccini, Donizetti, Rossini... (a proposito, qual è lo studente di liceo che negli ultimi mesi ha sentito parlare in aula del 150° anniversario della morte del genio di Pesaro che ci ha lasciato perle come Il barbiere di Siviglia o la Petite Messe solennelle? ). Allora ben venga l’iniziativa annunciata ieri dal ministro per i Beni culturali, Alberto Bonisoli, di offrire ai ragazzi fino ai 25 anni biglietti a due euro per opere, balletti e concerti proposti da tutte e quattordici le fondazioni lirico-sinfoniche della Penisola.
Il Teatro alla Scala di Milano, dove Bonisoli ha presentato il progetto, è stato il primo ente ad aderire: in un anno metterà a disposizione 2.200 posti a prezzi scontatissimi per i quindici titoli d’opera più i sette di balletto in cartellone. È una novità il prezzo, non l’idea. Sempre il Piermarini, ad esempio, ha avviato già da tempo un percorso privilegiato per gli “under 30”: biglietti a costi ridotti, una prova d’insieme gratuita e soprattutto l’anteprima per i giovani del titolo che inaugura la nuova stagione ogni 7 dicembre. Così accade che a centinaia si mettano in coda per un’intera notte pur di conquistare un tagliando della “primina”. Forse, però, è più efficace la scommessa lanciata negli ultimi anni da alcuni templi della lirica nostrani (e mutuata dall’estero dov’è una tradizione consolidata): quella di portare a teatro le famiglie con i bambini proponendo i capolavori della lirica a misura dei più piccoli, ossia ridotti e riadattati.
La Scala, il Maggio Musicale Fiorentino, l’Opera di Roma – per citare qualche esempio – lo fanno con uno straordinario (e probabilmente inaspettato) successo di pubblico. Il Petruzzelli di Bari ha addirittura messo in scena quattro opere del tutto nuove commissionate ad hoc per i ragazzi. È quindi sicuramente lodevole tagliare i prezzi dei biglietti (alla Scala o all’Arena di Verona si arriva a 250 euro a poltrona in platea) ma la scoperta della lirica non si improvvisa. Altrimenti c’è il rischio che un giovane, uscito da teatro dopo aver assistito per la prima volta a quattro ore d’opera, non ci rimetta piede trovando il tutto troppo ostico e “lontano” dalla sua sensibilità. Siccome la scuola latita, tocca allora ai genitori ma anche a benemerite associazioni, bande locali, sodalizi rimboccarsi le maniche per dare ai figli un po’ di educazione musicale. Che invece dovrebbe essere una priorità pubblica nel Paese più “lirico” del mondo.