Opinioni

Un tesoro ritrovato, un indegno commercio. La follia nazista e i suoi «capolavori»

Roberto Mussapi martedì 5 novembre 2013
Un tesoro moderno: non trovato in un vascello in fondo al mare, o sepolto in un’isola remota, e dopo lunghe e perigliose avventure, a rischio di naufragi e assalti di pirati. No, scovato, dietro un muro stipato di barattoli, come dietro un muro anonimo si consumava la tragedia di Anna Frank e della sua famiglia. Lo sanno ormai tutti, o quasi: 1.500 opere, capolavori da Matisse a Picasso, valore almeno un miliardo di euro, vegono trovati in un appartamento di Monaco. Opere fondamentali, che gli esperti consideravano da tempo o perdute o distrutte nei bombardamenti in Germania nella seconda Guerra, tornano all’improvviso alla luce in un vecchio appartamento, dietro un muro colmo di barattoli di fagioli. In breve, il tedesco Cornelius Gurlitt, ottantenne, protagonista di una storia emersa in seguito a normali controlli doganali su un treno diretto in Svizzera, è risultato proprietario di un patrimonio di opere di artisti come Nolde, Kokoschka, Paul Klee, ereditato dal padre intenditore e mercante d’arte. Queste opere, prodotti di una visione artistica moderna, "degenerata" secondo la visione di Hitler, furono acquistate a prezzi stracciati a poveri ebrei benestanti e collezionisti che cercarono con quelle vendite di salvarsi. Questa l’ipotesi dominante. E su di loro si riuscì, di padre in figlio, a far cadere il silenzio.In perfetta simultaneità, la cronaca registra un altro colpo di scena riguardante il patrimonio memoriale dei nazisti, una coincidenza che avrebbe allietato Priebke nella sua losca dipartita dal mondo. Mentre si scopre un museo artistico nazista, infatti, eBay lancia una vendita promozionale online di reperti storici dello stesso "glorioso" regime: non stiamo scherzando, stiamo tremando. Oggetti, "souvenirs" di Auschwitz sono stati messi regolarmente in vendita. Campeggia la tuta da lavoro di un panettiere ebreo polacco deportato in quel luogo, dove perse la vita, in vendita alla modica cifra di 13mila euro. Tra gli altri oggetti proposti on line il "Daily Mail", che ha scoperto e denunciato l’orrore, elenca scarpe, spazzolini da denti che sarebbero appartenuti a prigionieri. La situazione è difficile da reggere: si vendono come"souvenir", le povere scarpe di chi camminava ogni giorno verso la morte, subendo torture. Immaginiamo il povero internato che si lava i denti, affidando a quello spazzolino il suo residuo di memoria di umanità. Che la mostruosità nazista gli vuole, scientificamente sottrarre.Mentre si scopre un piccolo e prestigiosissimo museo di arte del grande Novecento, e un patrimonio che uomini spregiatori dell’arte, dell’anima, della vita, considerarono però importante per il valore economico e il potenziale prestigio, di questa banda di dannati da sottoinferno dantesco una moderna realtà mette in mostra e in vendita le prove della vergogna, del misfatto, dell’orrore. Due musei, uno di eccellenze estranee e contrarie allo spirito del nazismo, ma dal nazismo accumulate, e l’altro di reperti, di opere sì, davvero compiute dai nazisti: questi sono i loro "capolavori", questo il prodotto del loro spirito, vecchie scarpe consumate, spazzolini polverosi che ricordano bocche che avevano parlato, baciato, sorriso.Questo non lo ha fatto un nazista, lo ha fatto e Bay, che poi, smascherata, si è scusata. Non convince, e non basta. Come se la vita, e la vita e la morte degli altri, fosse un gioco. Chi fa questo concorre con chi vuole che si dimentichi. E tutto, sia chiaro, per superficialità, cinismo, profitto. Non è bello ripetersi. Ma sì, il povero Papa Francesco ha il suo bel da fare per risanare anche l’anima di questo Occidente.