Cammino sinodale. La fine delle cristianità d'Occidente è l'inizio di un impegno nuovo
Qualche giorno fa il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo iniziato domenica 9 ottobre, ha dichiarato che «la cristianità, intesa come sistema di vita, non esiste più» e che quindi «la Chiesa vuole trovare nuove vie». Non bisogna sorprendersi: 'cristianità' e 'cristianesimo' sono due cose diverse. E la fine della cristianità non è la fine del cristianesimo: anzi, la Chiesa può cercare nuove vie proprio perché il cristianesimo non è finito.
La cristianità avviene quando il cristianesimo permea la società civile dei propri valori promuovendo leggi e istituzioni specifiche e concrete. Grosso modo inizia con l’Editto di Costantino, anche se la vera e propria 'cristianità' ha luogo quando Teodosio proclama il cristianesimo 'religione di stato'. Molti ormai indicano in quel frangente non la cristianizzazione dell’impero, come mi veniva insegnato a scuola quando ero bambino, ma la mondanizzazione del cristianesimo. È lo stesso cardinale a confermarlo indirettamente quando nella medesima occasione, un’intervista al Corriere della sera, afferma che «il sistema sociale nato con Costantino ha fatto bene alla Chiesa ma le ha fatto anche male, molto. Da lì la Chiesa si è lasciata contaminare dalla mondanità, come dice Francesco, dal potere. Da lì ha adottato il sistema della Corte imperiale».
Il venir meno della cristianità in Italia, e in generale in quello che era l’Occidente cristiano, è un processo ormai conclamato i cui esiti finali sono tutti da scoprire, e nel lavoro ci aiuteranno questi anni di cammino sinodale. Fin da subito però si può dire che, in questa circostanza storica, è sempre più chiaro il dovere di ciascun cattolico di informarsi, riflettere, confrontarsi e prendere posizione pubblica come credente sulle grandi questioni dell’attualità, da eutanasia a cannabis, dalla questione climatica alla denatalità, per arrivare alla giustizia sociale, all’immigrazione, all’accoglienza della vita, alla cura degli anziani o al lavoro dei giovani.
Non tutte le istituzioni sono uguali. Quale sia meglio o peggio è spesso opinabile ma nessuno dubita che la finalità delle istituzioni sia quella di facilitare e custodire la vita umana. Le scuole consentono di istruire chi non ce l’avrebbe fatta a istruirsi da solo, e gli ospedali di curare chi da solo non avrebbe potuto curarsi. Se scuole e ospedali non ci sono più la vita cambia: il compito che le istituzioni svolgevano dovrà essere realizzato da altre persone e da altre entità. Chi viveva in un Paese cristiano poteva delegare alla vita collettiva molto del lavoro personale che avrebbe dovuto fare come singolo o come nucleo familiare. Con il venir meno della cristianità ciò non è più possibile. Chi non è consapevole dei cambiamenti strutturali avvenuti rischia di orientarsi secondo riferimenti che non esistono più. E così, troppo spesso, ci si limita a ripetere cose pensate e dette da altri che cristiani non sono rinunciando a un pensiero originale, libero e, se necessario (e spesso lo è), controcorrente: mai come oggi si avverte il bisogno di un 'pensare cattolico', non necessariamente uniforme, non chiuso al dialogo, ma radicato nel magistero sociale della Chiesa, nel pensiero di una comunità credente (e liberamente cittadina) che vuole essere lievito nella storia e non stare solo a guardare. Se non sentiamo l’urgenza di far derivare dalla nostra fede e dalla frequentazione viva del Vangelo un pensiero che ispira l’azione, che aggrega tanti altri, che cambia l’attuale (dis)ordine delle cose, finiamo, come dice il Papa, dentro un museo. I cattolici che non pensano in prima persona, e non si informano e non 'si formano', sono destinati al silenzio e al gregariato.
Quando viene meno la cristianità dello Stato e della società cessano di esistere quelle agenzie valoriali che avevano funzionato per tanto tempo: significa quindi che esse vanno sostituite con altri corpi intermedi. Senza dimenticare mai, però, che il primo tassello imprescindibile, anche se non sufficiente, è quello della formazione personale e dell’impegno quotidiano.