La ferita e la voglia di rendere onore ai referendum «supplizio di Sisifo»
Caro direttore,
un mirabile Luciano Canfora il 2 giugno ha ironizzato dalle pagine di un altro giornale su un infortunio ministeriale. La fregola di imporre agli studenti i quiz con una sola risposta giusta. È la strada maestra per raddrizzare, come fanno in alcune aree della Cina, gli eterodossi. La cultura a quiz è quella che produce uomini a una sola dimensione. E io sono sempre rimasto legato al detto: cave hominem unius libri (guardati dall’uomo che ha un solo libro in mano). Il 12 giugno mezza Italia è chiamata a votare per il sindaco e l’intero corpo elettorale per i referendum sulla giustizia. Tutti i partiti si sono messi d’accordo per far saltare il quorum. Questo mi si impone come unica risposta giusta. Io, che ho sempre cantato fuori da tutti i cori, penso diabolicamente di ritirare solo le schede referendarie. In cabina litigherò con me stesso per decidere sui diversi e non semplici quesiti, ma voglio onorare l’istituto referendario e lo sforzo di tanti per raccogliere centinaia di migliaia di firme. Un giorno, infine, capirò perché la Corte non decida prima se il quesito è mal posto e non dopo lo sforzo della raccolta, che diventa il supplizio di Sisifo.
Una risposta da par suo, caro professor Tessari, all’uso e non-uso purtroppo politicamente sempre più maldestro che si fa di quel delicato e prezioso strumento di democrazia partecipativa che è il referendum abrogativo. Non so ancora che cosa farò, domenica, ma so che le nostre spiegazioni ( tinyurl.com/286uyn9v ) del cosa, come e perché di questi referendum del 12 giugno 2022 sono state lette tantissimo. Quanto alla sua considerazione finale sull’opportunità di anticipare a prima della raccolta delle firme («il supplizio di Sisifo», che lei evoca, ovvero una fatica che non arriva a conclusione e ricomincia inutilmente) il giudizio della Corte costituzionale sui quesiti via via proposti, penso che meriti riflessione. È interessante e motivata, anche se potrebbe darsi il caso estremo di raffiche di domande referendarie pensate solo per ingolfare i lavori della Consulta. Comunque, grazie: lei intende onorare l’istituto referendario, e io – per quel che vale – rendo onore al suo intendimento.