Opinioni

Il sisma e la forza della preghiera. La fede che pone Dio tenacemente al centro

Marina Corradi sabato 28 gennaio 2017

A cinque mesi dal primo terremoto, dopo un interminabile stillicidio di scosse, di notti insonni in case con nere crepe nei muri, o nella provvisorietà delle tende; dopo che al sussultare della terra si è aggiunta la neve, metri di neve, ghiaccio, e paesi isolati, dopo tutto questo nel Centro Italia si potrebbe essere, e forse molti sono, disperati. Questi mesi possono ispirare nelle genti terremotate il grido di Isaia: «Il Signore mi ha dimenticato».

Non avere speranza, sarebbe umanamente legittimo. Eppure l’altra sera in un oratorio di Spoleto è successo qualcosa di segno diverso. L’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, dopo una giornata di digiuno ha convocato una veglia di preghiera “accorata e confidente” «perché si calmino le forze della natura e sia restituito alle popolazioni un tempo di serenità e pace». Ha un timbro antico questa preghiera popolare. E c’era molta gente in quell’oratorio, l’altra sera. Gesù, ha ricordato il vescovo, non è venuto per toglierci il male, ma per prenderlo su di sé, aiutandoci ad affrontarlo. Un’altra domanda che sorge, ha aggiunto poi, è «quando ne usciremo, e come?»

Ma, ha risposto Boccardo, dobbiamo fidarci di lui «anche nel buio degli eventi, quando la tempesta, per noi il terremoto, sembra prendere il sopravvento». Poi, nella funzione si è svolto il rito del lucernario, quello della veglia pasquale: «Cristo, il vivente nei secoli, il vincitore del male e della morte, ci invita a non temere», è stato annunciato. E i paesi distrutti, le scuole in cui non si sa se i ragazzi possano tornare, e il ripetersi, più lieve ma sempre maligno, di tremiti della terra, ancora, come di un enorme animale imbizzarrito, non più affidabile? In questo Centro Italia devastato è lecito denunciare, protestare, forse anche maledire il destino.

Ma quanto è più feconda e carica di speranza la preghiera di Spoleto, portata poi ieri in una processione mariana a Norcia. «Signore, ricordati di noi, comanda alle forze della natura di cessare, affinché la terra torni a essere madre, e non matrigna». E oggi, su invito dell’arcivescovo di Perugia, cardinale Gualtiero Bassetti, in tutte chiede dell’Umbria ci sarà una analoga preghiera: si invocherà «il cessare dei terremoti e un tempo di serenità per tanti fratelli e sorelle provati dalle forze della natura». Nella sofferenza, nella angoscia, una fede che pone Dio tenacemente al centro – e Cristo, vivo, in mezzo al dolore degli uomini.