3 marzo. La domenica senza lavoro, un presidio di libertà per tutti. Ricordiamocelo
Sì, lo sappiamo, è una battaglia che sembra ormai persa. Basta osservare i grandi centri commerciali brulicanti di consumatori nei giorni festivi. L’idea della domenica come giorno di riposo per la gran parte dei lavoratori – almeno quelli non impiegati nelle attività essenziali - è un’idea che oggi appare utopica. Romantica per i più benevoli, irrealistica e passatista per la maggior parte delle persone. In particolare, quelle che vedono con favore la possibilità di fare acquisti e divertirsi nel tempo libero domenicale. Eppure, arrendersi a questa realtà senza neppure più “combattere” significa accettare come inesorabile una deriva che, pezzo a pezzo, rischia di renderci meno solidali, più soli, di fatto meno umani e sempre più ridotti invece alla sola dimensione di mercato, alla dicotomia produttore/consumatore.
A ricordarci del valore della domenica come giorno di festa per tutti è la giornata europea che si celebra il 3 marzo. E la campagna che la European Sunday Alliance (l’Alleanza europea della domenica) lancia in questa occasione per “sensibilizzare i cittadini e i leader politici nazionali e dell’UE sugli effetti positivi di un giorno di riposo settimanale sincronizzato”. L’Alleanza è un’ampia rete di oltre 100 “cartelli” nazionali, sindacati e datori di lavoro, associazioni, Chiese cristiane. Nel direttivo siedono anche i rappresentanti della Comece, i vescovi cattolici della Comunità europea, ma il cuore del messaggio non sta nella difesa delle esigenze di culto (che pure hanno la loro importanza). Quanto nel valore universale della domenica per l’uomo, al di là dell’aspetto religioso.
A spiegarlo bene è l’enfasi posta su quell’aggettivo: “sincronizzato”. Sono infatti i concetti stessi di festa e di comunità ad essere messi in discussione dalla cultura del lavoro a ciclo continuo. Con la frammentazione del tempo della festa in tanti tempi liberi “asincroni”: chi al lunedì, chi al venerdì, al sabato o alla domenica. La logica sottesa mira ad avere sempre in equilibrio chi lavora e chi consuma il prodotto degli altri in tempo reale. Si va affievolendo, invece, la percezione della domenica e della festa come occasione per ritrovarsi tutti insieme in famiglia, per coltivare rapporti sociali autentici, appassionarsi ai bisogni della propria comunità, impegnarsi nel volontariato, con una visione di bene comune da perseguire. La domenica e le diverse festività hanno invece proprio questa natura e fondamentale funzione: permettere alle persone di godere non solo di una generica pausa - che appunto si può svolgere in un qualsiasi giorno della settimana - ma vivere un tempo di libertà, verità e pienezza collettivo, sincrono rispetto alla libertà, verità e pienezza degli altri uomini, in un giorno che è veramente libero proprio perché è libero per tutti. Un tempo di gratuità sottratto alla mera logica dello scambio di mercato.
Può essere che la battaglia culturale per circoscrivere all’essenziale il lavoro festivo sia già persa. Certamente lo diventa se noi stessi, per primi, non ci rendiamo conto di che cosa rischiamo di perdere – tutti - abbandonando al declino l’idea della domenica libera e sincrona, di un autentico “fare festa” insieme.