Rimane la poesia. La distrazione non manca ricca di notizie non d'umanità
Caro direttore,
è impressionante come l’Occidente stia assistendo distratto a ciò che sta accadendo in Afghanistan. A mancare non sono le notizie, le ricostruzioni, le critiche, ma quell’afflato umano che dovrebbe, stringere l’umana società attorno a un unico pensiero. Invece, la modernità ci ha insegnato a guardare senza prestare lo sguardo, a sentire senza ascoltare. Così di fronte all’abominio di donne e uomini che fuggono cercando un appiglio nelle ali di un aereo in decollo, di fronte all’abominio dell’assenza, ci lasciamo trascinare nel chiacchiericcio di cui siamo fatti. Per nominare la guerra, riconoscerla e non salvarci, quando non ci sono più parole, rimane la poesia a conservare traccia della voce. E così, in questi giorni agostani, dopo le fatiche della pandemia, ci si siamo ritrovati tutti a sentirci nel diritto di cercare un ombrellone, uno straccio di spiaggia dove asciugarci le cicatrici dell’inverno. Una sorta di placebo 'borghese' non molto differente dal 'rave' del lago di Mezzano a Viterbo che nessuno riesce a fermare. Servirebbe un po’ di silenzio dopo il rumore delle immagini che squarciano senza ferire, l’ascolto di un drammatico canto poetico capace di penetrare nella carne, bagnare la fronte, rianimare il cuore. Ho ritrovato la mia cruda necessità vitale nell’incipit di un libro pubblicato nel 2010. 'Il mondo è vedovo' (Carta Bianca) di Paola Turroni, scrittrice e formatrice nell’ambito sociale. Caro direttore, da collega a collega, gliene faccio omaggio certo che, come il sottoscritto, tutti noi ne abbiamo necessario bisogno.
da Il Mondo è vedovo
Non so del vostro passo cosa fate, io cerco solamente di guardare. Arrivano i soldati a cancellare - il nome. Io esisto in voce di quelle persone, di questo cammino. Non è nemmeno esilio in questa terra ipotecata non c’è brace sufficiente a fare luce quanto fuoco hanno dato in cambio di un fratello è così che mi sono arresa - la retorica d’amore non basta fare una promessa. Loro che camminano, loro sono come un pianto ostinati, che camminano siamo reduci della polvere. Così come coltivano i campi i contadini mungono le vacche i pastori, seppelliscono i morti le madri. Ci sono gesti piccoli - la nostra preghiera audace che insiste alla terra dei sicari. Senza pietà, senza perdono è un cammino che serve guardare. C’è un lavatoio da questa parte dove le donne parlano di come si fa la pace e come si fa la guerra, parlano mentre lavano i pantaloni dei loro soldati dei loro sicari. Si assediano i fianchi, la pancia necessaria una doglia di bellezza - la guerra si perde per assecondare la terra. Paola Turroni