Scienza e realtà. Tra donne e uomini la differenza vale anche nell’adozione
Un uomo e una donna hanno identiche funzioni e attitudini dal punto di vista psicologico e biologico, in particolare all’interno di una famiglia? E’ una domanda di stringente attualità e medicina e biologia sono d’accordo: c’è qualcosa che nella profonda fisiologia umana distingue l’uomo dalla donna. Domanda pressante e risposta non superflua, dato che oggi si sta parlando del miglior interesse del bambino nell’affidarlo a coppie di genere unico o di genere differente. Iniziamo spiegando che la diversità comportamentale che tutti notano tra uomini e donne non dipende solo dall’ambiente o dal vissuto individuale, dunque un uomo si può industriare a fare entrambi i ruoli, così come una donna; ma il risultato non sarà pari a quello di una diade uomodonna. Questa differenza, dovuta ai geni e ai differenti ormoni (i maschi hanno alto il testosterone mentre le femmine hanno alti livelli di estrogeni) determina le differenze attitudinali tra uomini e donne come constata, sull’autorevole rivista American Scientific, Doreen Kimura , psicologa: «Uomini e donne mostrano differenze comportamentali e cognitive che riflettono la differenza di influenze strutturali e ormonali».
La professoressa Amber Ruigrok di Cambridge recentemente ha condotto un’analisi di tutti gli studi esistenti in merito e ha mostrato che certe aree importanti nella elaborazione delle sensazioni e della memoria come l’ippocampo e l’amigdala hanno dimensioni diverse nei due sessi. Gregory Jantz riporta su Psychology Today dei dati interessanti: oltre al già citato diverso formato di amigdala e ippocampo, c’è un centro del linguaggio localizzato bilateralmente nelle donne a differenza di quello maschile piazzato solo nell’emisfero sinistro, con oltretutto minori connessioni neurali tra questo centro e i centri delle emozioni.
Questa differente connessione tra zone della memoria, del linguaggio e della emotività è annotata anche dalla professoressa Ashley Hill sulla rivista Biological Psychology e spiegherebbe le differenze sessuali in questi campi di comportamento. Una rivista specialistica, Biology of Sex Differences si concentra nel merito queste differenze e le spiega: sono differenze comportamentali, fisiologiche e di salute. Margareth MacCarty sul Journal of Neurosciences analizza le differenze comportamentali tra maschi e femmine delle varie specie, e annota che sono di tre generi: definite sin dall’inizio, progressive e in risposta a stimoli particolari, tra cui annovera la differente risposta al dolore, le differenze nell’accoppiamento, la differente risposta allo stress.
Anche un nostro gruppo di studio ha riscontrato in uno studio sui bambini una diversa reazione al dolore tra maschi e femmine sin dalla nascita ( Journal of Fetal, Maternal and Neonatal Medicine, 2014), ed è bel noto agli addetti ai lavori che alla nascita i bambini maschi hanno maggior fragilità rispetto alle bambine se vanno incontro a gravi malattie, probabilmente perché hanno un diverso sistema di reazione ai radicali liberi dell’ossigeno. Insomma, il sesso che abbiamo può non piacerci, ma c’è; è legato al fatto che ogni cellula del nostro corpo se è maschile ha un cromosoma Y, e femminile ha al suo posto un ben più grosso cromosoma X, e questo non può cambiarlo nessuno, nessun condizionamento, nessuna scelta.
E il sesso determina la differenza in alcuni tratti della salute, del comportamento e della fisiologia. Ovviamente le differenze trovano delle eccezioni, ma queste non invalidano la legge generale e le sue manifestazioni nella media della popolazione. Quello che oggi si deve discutere invece è se la varietà di genitori in un’adozione sia migliore o peggiore della monotonia: sinora si è data una risposta prevalente e motivata, preferendo non affidare un bambino a un genitore single, non perché non sia in grado di accudirlo (ce ne sono di bravissimi), ma perché mancherebbe al bambino proprio questa varietà psicobiologica.
Ma se la complementarietà sessuale è un 'di più' per un consiglio di amministrazione (vedi la costante richiesta di quote rosa anche per portare un apporto bilanciato di attitudini di genere), perché dovrebbe essere negata nel caso della famiglia che adotta un bambino, omologando famiglia monoparentale, quella con genitori di ugual sesso, e quella di genitori di sesso diverso? Dalla diversità e dalla complementarietà sessuale tutti hanno da arricchirsi, in particolare il figlio, che al trovarsi con due genitori di sesso diverso ha due attitudini psicobiologiche diverse, cioè viene educato ad una ampia gamma di comportamenti e anche a un rispetto 'del diverso', che vedrà attuato nel rispetto che un genitore di un sesso ha verso l’altro di sesso differente.