Opinioni

La deriva violenta dei manifestanti contro la Tav lungo la Val Susa

Marco Tarqunio martedì 30 luglio 2019

Gentile direttore,
ma i no-Tav non erano quei sedicenti pacifici che innalzavano muri di parole innocue? E allora perché a ogni manifestazione compaiono bombe carta, atti delinquenziali contro le forze dell’ordine e arresti? Sembra che l’area dei no-Tav sia diventata una palestra per violenti antagonisti e persino per criminali. La saluta un cittadino, non un politico.

Felice Antonio Vecchione

Le sue domande sono legittime, gentile signor Vecchione. Non tutti i no-Tav sono violenti e tra i sostenitori di questa posizione ci sono persone di assoluta probità e di alti sentimenti civici, ma in quel 'fronte del no' all’alta velocità ferroviaria indubitabilmente ci sono anche i violenti. E se una delle pietre lanciate sabato 27 luglio contro le forze dell’ordine avesse ucciso, oggi saremmo tutti ridotti a parlare e dolerci di un dissenso degenerato in atto criminale. Non è accaduto, ma poteva accadere. E si tratta di una condizione di rischio reale, che purtroppo si manifesta dall’inizio della mobilitazione contro quel tratto della linea ad alta velocità che dovrebbe collegare l’Europa occidentale e quella orientale passando per la Val Susa e attraversando tutto il Nord d’Italia. La violenza è sempre intollerabile, certo lo è quando con essa si pretende di paralizzare opere che ci collegano al futuro e che rappresentano un beneficio per il nostro Paese (come ha appena concluso la lunga ricognizione voluta dal premier Conte). Ma la violenza è persino più insopportabile quando con essa si cerca di impedire decisioni che non mettono in questione la nostra umanità, ma la servono. So bene che tra i no-Tav c’è chi contesta anche quello che ho appena scritto, ma questo è ciò che anch’io, come tantissimi altri, semplicemente penso.