Il direttore risponde. La Corte Suprema Usa e le vere priorità
Claudio Giusti, Forlì membro del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla legalità e i diritti
Con l’espressione «petition of "certioraria"» (richiesta di essere informato) viene indicato quel particolare procedimento del sistema giurisprudenziale anglosassone in base al quale una Corte superiore intima a una Corte inferiore di consegnare gli atti di un giudizio pendente dinanzi a essa per riesaminarli e verificarne la validità. Questo è quanto aveva proposto il ricorso vaticano rispetto a un caso giudiziario aperto nello Stato americano dell’Oregon: «Anonimo contro Santa Sede». La sua lettera, gentile dottor Giusti, aiuta a capire in quale contesto e con quali modalità sia maturata la non-decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti (Scotus) che qui in Italia è diventata una «decisione» e ha prodotto titoli elettrizzati e qualche fuorviante (e forse precipitoso) entusiasmo di stampo giustizialista. Meglio sapere bene di che cosa stiamo parlando, e la sua efficace sintesi rappresenta una più che utile opportunità per mettere i puntini sulle "i". D’altra parte, in occasione di quest’ultima pronuncia, la Scotus aveva ben altre urgenze e priorità rispetto a quella di occuparsi della pretesa di chi vorrebbe considerare un sacerdote un «dipendente diretto del Papa» e la Santa Sede alla stregua di un «azienda»... c’era da bocciare solennemente le autorità di Chicago per aver osato limitare il diritto di andare in giro armati per tutti gli Stati Uniti d’America. Mi sembra che ci sia motivo per amarissime riflessioni, mi sembra che dalla giustizia di un grande e libero Paese sia lecito attendersi molto di più e molto di meglio.