La condizione della Corea del Nord? L’oppressione, che non è mai pace
La sua opinione, gentile signor Colenghi, come quella di ogni lettore, è rispettabile e addirittura preziosa. La ringrazio, quindi, per i giudizi lusinghieri che ci riserva e prendo nota della serrata critica che muove alle nostre informazioni sulla Corea del Nord, che la porta addirittura a difendere la dittatura dinastica (siamo già al terzo «amato leader» della serie familiare dei Kim) che tiene in pugno da 68 anni metà di quella penisola asiatica e un terzo del suo popolo. Temo che una qualche propaganda – che io sopporto meno di lei – a sua volta le sia capitato di subirla a questo proposito, e in senso opposto al suo rimprovero. Non credo ai vaticinii, e non faccio certo eccezione per Shin Dong-hyuk che è un "dissidente", ma ovviamente non è l’oracolo di Delfi, tuttavia mi sento di consigliarle di essere molto meno fiducioso e ottimista sulle qualità del regime comunista nordcoreano, sulla qualità della vita dei "sudditi" di Kim Jong-un e sulla qualità della minaccia nucleare che Pyongyang agita prima di tutto nei confronti della Corea del Sud e del Giappone. Essere etichettato come «Stato canaglia» non è diventato automaticamente e paradossalmente una esimente o persino un titolo di merito... Quella dittatura deve finire, e prima sarà meglio sarà per un popolo che viene oppresso da troppo tempo. Là dove c’è oppressione, non c’è mai pace (e non c’è sviluppo): ci sono guerre (e regressioni) condotte in altro modo e malamente dissimulate. Detto questo, non c’è dubbio che l’escalation bellica non è mai la soluzione, come la Chiesa cattolica predica e «grida dai tetti» e tutti noi continuiamo drammaticamente a verificare in mezzo mondo: dall’Iraq alla Somalia, dalla Colombia alle Filippine meridionali, dall’Afghanistan alla Nigeria. Ma neanche chiudere gli occhi lo è. Continui ad applicare con più intensità, grazie anche alle nostre attente informazioni che lei non si fa mancare, il suo stesso motto: «Tutto chiaro per chi sa e vuole vedere». Magari non sarà chiaro proprio «tutto», ma molto sì. Ricambio il suo cordiale saluto.