Il direttore risponde. La Chiesa è tra la gente, ma chi lo scrive?
Simone da Firenzeun cattolico che stenta a vedere Cristo nella Chiesa dei palazzi
Prendo sul serio il suo appello, caro Simone: il tono accorato della lettera rivela una indubbia immedesimazione nei problemi che percepisce e dei quali chiede conto. La risposta, però, per non essere elusiva, deve analizzare analiticamente, e quindi freddamente, le questioni sollevate. Questo non significa che in me non alberghi una passione analoga alla sua, la voglia prorompente di dirle che sta sbagliando, che si fa influenzare da chi la pensa ideologicamente in modo diverso e non perde occasione per proiettare sulla Chiesa la luce più inquietante possibile. Io di questa Chiesa, di questi pastori, di questo Vaticano non mi lamento non perché abbia rinunciato all’autonomia di giudizio, cioè alla mia coscienza, ma perché vedo la comunità cristiana ¿ laici, sacerdoti, vescovi ¿, contrariamente a quanto lei interpreta, proiettata come non mai proprio nelle direzioni che le stanno a cuore. Ma vengo ai problemi. Scuola paritaria: ci sono ampie zone del nostro Paese in cui prima che lo Stato unitario sviluppasse una propria rete scolastica, la Chiesa per servire la gente ha dovuto creare strutture per venire incontro alle esigenze delle famiglie che non potevano permettersi precettori privati, oltreché per favorirne l’alfabetizzazione e la promozione sociale. Quelle strutture si sono evolute e oggi fanno parte ¿ per riconoscimento legislativo ¿ del sistema dell’istruzione pubblica (rispettano cioè tutte le regole: strutture, insegnanti, programmi). Fanno altresì risparmiare miliardi di euro allo Stato (circa 6). Gli ennesimi tagli annunciati rischiano di costringere molte di esse a chiudere baracca, con migliaia di persone ¿ non religiosi, ma laici insegnanti, personale ausiliario ¿ a spasso. Perché le comunità cristiane locali non dovrebbero difendere queste realtà? Sono scuole sempre vissute in strettissima simbiosi col territorio, controllate direttamente dai fruitori del servizio. Perché cancellare un servizio che gode del consenso unanime dei cittadini ¿ non solo cattolici praticanti ¿ per metterlo in capo ad uno Stato, che non è in grado peraltro di subentrare rapidamente, per mancanza di strutture e di soldi? Quale sarebbe la ragionevolezza di una scelta del genere? La comunità ecclesiale in questa circostanza si è solo fatta carico di una sorta di «gratuito patrocinio morale», dando voce a una protesta che è fortissima nei territori direttamente interessati. I soldi non sono per i vescovi, ma per servizi tutti destinati alla gente. Se però la denuncia è stata letta con gli occhi forniti da certi altri media, è comprensibile che se ne possa aver tratto un’impressione sgradevole e anzi indisponente. Provi a rileggere la vicenda confrontando quanto da noi documentato ¿ tutto accessibile tramite il nostro sito ¿ con ciò che altri hanno scritto, poi tragga le sue conclusioni finalmente documentate. Lei si chiede, in generale, «dov’è finita la Chiesa» sugli altri temi. La mia risposta non può essere altro che: la Chiesa c’è, oggi come ieri. Ciò che però sempre più spesso manca è il riscontro sui media di tale presenza, quando è positiva. Enfasi sulle magagne ¿ vere o presunte che siano ¿; silenziatore sul bene. Ma non voglio sembrare interessato a recriminare. E allora le documento l’affermazione, limitandomi all’ultimo recentissimo episodio. L’8 dicembre scorso il Papa ha pregato ai piedi della statua dell’Immacolata che domina Piazza di Spagna: «Ti affido, o Maria, gli anziani soli, gli ammalati, gli immigrati che fanno fatica ad ambientarsi, i nuclei familiari che stentano a far quadrare il bilancio e le persone che non trovano occupazione, o hanno perso un lavoro indispensabile per andare avanti». Si dirà: dopo tante accuse di potere e prepotere, finalmente si parlerà della Chiesa che si interessa della povera gente. E allora quale eco sui giornali del giorno dopo? Corriere della Sera, articolo relegato a p. 22, Repubblica, fotina in basso e 7 righe 7 a p. 6, Stampa, Unità, Manifesto, Liberazione, prodighi di paginate critiche quando non diffamatorie e insultanti, stavolta semplicemente nulla; unico a distaccarsi il Sole 24Ore, con segnalazione in prima pagina e articolo a pagina 18. La Chiesa non si sottrae al giudizio dei suoi contemporanei, ma chi se ne sente parte ¿ un’appartenenza che è dono di grazia ¿ credo le debba almeno il credito della buona fede, senza prestare ascolto esclusivo a chi l’ha costantemente e con malevolenza, nel mirino. Lei, interpellandomi, in fondo si è sottratto a tale deriva: spero che in futuro potrà, magari proprio grazie ad Avvenire, trovare sempre argomenti adeguati per alimentare una fervida confidenza con la Chiesa.