La Chiesa e un mondo di radicalismi: la porta stretta della profezia
Caro direttore, desidero ringraziarla per la pagina 3 “Idee e commenti” del 27 ottobre dedicata principalmente al tema dell’aborto: è l’ennesimo atto di coraggio compiuto da “Avvenire” in questo tempo. Oggi, infatti, anche solo l’invito a una applicazione della legge 194 realmente in linea con i suoi motivi ispiratori viene facilmente bollato come “estremista”. Devo dire però che il problema mi sembra assai più radicale di come viene affrontato, e temo che gli autori non troveranno molti interlocutori. Essi, infatti, entrano nel dibattito parlando il linguaggio della ragione filosofica e del diritto costituzionale, ma così facendo attingono a un patrimonio ideale che non è più quello ormai delle nostre società occidentali. Oggi all’etica è lasciato solo il compito di regolare le negoziazioni tra singoli individui, a prescindere dal loro contenuto. In questo contesto la Chiesa cattolica si trova ad attraversare una porta stretta. Da un lato il pericolo sottile di dissolversi in una religiosità a-dogmatica del tutto omogenea all’individualismo, al soggettivismo e al mercantilismo “occidentale”. Dall’altro il rischio di pietrificarsi in vuote strutture sociologiche, strumentalmente identitarie e brutalmente manipolatrici. Ma in mezzo c’è la porta stretta della profezia: la “comunità pellegrina” del Nuovo Testamento e dei padri apostolici che annuncia il Regno di Dio, che vive nel mondo ma non è del mondo. Mi sembra che ci stiate aiutando a tenere questa rotta. Grazie.
don Nicola ChiarulliProviamo da anni, caro don Nicola, a fornire con la nostra informazione e la nostra riflessione qualcosa di buono e di utile per la bisaccia di quanti, cristiani o persone in ricerca, si trovano alle prese con i tanti duri passaggi del nostro tempo. Mi piace l’immagine, che lei richiama, della Chiesa come «comunità pellegrina» che non si lascia imprigionare nei contrapposti radicalismi mondani che eccitano quella propensione al dogmatismo strumentale che non custodisce e spesso platealmente tradisce la verità che è Cristo. Così come mi piace la realtà di Chiesa “samaritana”, tanto cara oggi a papa Francesco, che ha Dio nel cuore e proprio per questo, lungo la strada si china sulla nostra umanità e vede, ascolta, abbraccia e cura la vita umana senza farla a pezzi, per selezionarne e considerarne solo alcuni momenti. Lettere come la sua mi fanno esser contento del nostro lavoro. Grazie. (mt)