Parigi. Fa discutere la «bioetica alla francese»: provetta per tutte, embrioni ibride
Prima che finisca la legislatura, s’il vous plaît, «qualcosa di progressista» nel bilancio della maggioranza: l’appello al presidente Emmanuel Macron veniva martellato da mesi non solo da opinionisti vicini alla gauche, ma soprattutto da molti degli ex socialisti che nel 2017 decisero di cambiare cappello per salire sul nuovo carro vincente macroniano. Da anni, a questi ex maggiorenti Ps, andavano di traverso molte opzioni del nuovo capo dell’Eliseo: la scelta dei due successivi premier (Édouard Philippe e Jean Castex) fra i transfughi del centrodestra neogollista, assieme a tutte le energie spese per mostrarsi sempre accanto a imprenditori innovativi, industriali e banchieri, in una continua opera di seduzione di capitali esteri investibili in Francia.
Ieri, dunque, dopo un percorso parlamentare più che tortuoso, quel tanto preteso «qualcosa di progressista» ha preso la forma di una revisione della legislazione bioetica capace di spaccare in due il Parlamento. A corto di tempo utile prima dell’inizio di una nuova campagna presidenziale (le elezioni sono il prossimo anno), il governo ha finito per cedere alle pressioni, legiferando nel più delicato degli ambiti con metodi sbrigativi che hanno scandalizzato persino gli esperti più compassati. In proposito, basti citare l’eminente professor Didier Sicard, già presidente del Comitato consultivo nazionale d’etica: «Questa non è bioetica, ma è teatro. Fra le provocazioni degli uni, l’ostruzionismo degli altri e la posizione del governo, il dibattito non ha avuto davvero luogo. Esso si riassume nella sola volontà del presidente della Repubblica di voler far passare un testo sul quale aveva fatto una promessa elettorale. Sono rattristato nel vedere questi temi di bioetica trattati come una riforma delle finanze pubbliche o del codice stradale».
I temi in questione sono opzioni come l’estensione della fecondazione assistita a donne single e coppie lesbiche, il sì all’autoconservazione dei gameti in vista di gravidanze procrastinate, una liberalizzazione mai tanto spinta della ricerca sugli embrioni, con la porta aperta persino ai cosiddetti 'embrioni chimera' uomo-animale. Tutti nodi delicatissimi sui quali gli esperti d’ogni sensibilità reclamavano il massimo di prudenza e avvedutezza dalla classe politica. Inoltre, una tradizione non scritta della Républiqueha spinto in passato a cercare di ottenere un consenso il più possibile ampio e bipartisan in ambito bioetico. Ma questa volta si è assistito a qualcosa di diametralmente opposto. Ovvero, alla scelta polemica estrema del Senato (Camera alta, retta da una maggioranza di centrodestra) di sbattere la porta in faccia ai deputati, rifiutandosi d’esaminare 'inutilmente' in terza lettura una bozza dalla quale l’Assemblea nazionale (Camera bassa, retta da un’ampia maggioranza presidenziale) aveva già prepotentemente cancellato le importanti correzioni senatoriali apportate durante l’iter.
In modo inedito in ambito bioetico, dunque, il testo finale approvato ieri dai deputati (326 favorevoli, 115 contrari, 42 astenuti) è riconducibile in sostanza a un solo ramo del Parlamento (esito reso possibile dalla preminenza accordata ai deputati dal sistema francese), senza passare per una commissione bicamerale paritetica volta a trovare un punto d’incontro. Ma al di là dell’imbarazzo palpabile che sempre suscitano lacerazioni istituzionali di simile portata, la protesta estrema dei senatori esasperati saliti sull’Aventino resterà probabilmente pure come una macchia indelebile nel percorso di un presidente giunto al potere presentandosi come una sorta di campione democratico. Alla fine, di fronte alla volontà governativa di chiudere la partita al più presto, è rimasto inascoltato pure l’accorato appello lanciato il 9 giugno dal Consiglio permanente della Conferenza dei vescovi di Francia. Parole intrise di una gravità molto raramente impiegata: «La base della 'bioetica alla francese' di cui il nostro Paese era così fiero è definitivamente cancellata: la dignità propria di ogni essere umano – piccolo e grande – non è più il punto focale».
Per i vescovi, infatti, il testo ha preso di mira dei veri e propri capisaldi della convivenza civile: «L’umanità è cresciuta imponendosi dei divieti: divieto di uccidere un innocente, divieto dell’incesto, divieto del furto, divieto dello stupro. Mescolare delle cellule umane con delle cellule animali non deve essere semplicemente inquadrato: ciò che deve essere vietato, deve esserlo chiaramente; ciò che può essere autorizzato, deve esserlo pure chiaramente. Ciò è possibile solo riferendosi a una visione avveduta della persona umana e della sua filiazione. Inquadrare la ricerca sugli embrioni quando questa ricerca non servirà il bene dell’embrione trattato significa permettersi di manipolare gli embrioni umani come un semplice materiale. Significa mettersi in una posizione di dominio tecnico su ciò che dovrebbe divenire pienamente un essere umano».
Per le associazioni che si sono battute contro gli 'strappi' inclusi nella revisione bioetica, come La Manif pour tous, la scia d’amarezza è duplice, perché il clima pesante e i vincoli legati alla crisi sanitaria hanno in gran parte relegato sullo sfondo le voci delle istanze critiche verso la riforma. Il presunto bottino 'progressista' reclamato in questi termini dai deputati macroniani d’estrazione socialista, paradossalmente, è stato strappato giocando in contropiede rispetto alle preoccupazioni del momento, e persino a certe convinzioni radicate del popolo francese. Quasi in una sorta di 'vuoto spinto', insomma, se si considera ad esempio l’esito di un eloquente sondaggio appena commissionato all’istituto Ifop dall’associazione Alliance Vita: solo il 9% degli intervistati si è detto al corrente delle modificazioni genetiche autorizzate dalla legge e solo il 7% della porta aperta alle chimere uomo-animale. Inoltre, lo stesso sondaggio rivela un 57% d’intervistati favorevoli al principio di precauzione in ambito bioetico umano, com’è già per le manipolazioni genetiche più controverse in ambito alimentare e ambientale. A dirsi contro gli embrioni umani modificati geneticamente e le chimere uomo-animale sono rispettivamente il 72% e il 76% degli intervistati.
Numeri che metterebbero in imbarazzo tanti governi, in una congiuntura sociale e mediatica normale non dominata dalle preoccupazioni della crisi sanitaria. Inoltre, da più parti si rimprovera alla maggioranza pure d’aver ignorato l’esito degli ultimi 'Stati generali della bioetica', che avevano già fatto emergere una diffusa prudenza di fondo dell’opinione pubblica. Nella maggioranza, evocando in particolare l’approvazione della fecondazione assistita «per tutte le donne», c’è chi interpreta tatticamente la riforma varata ieri come un 'buon colpo' per accontentare tanto gli ex Ps divenuti macroniani quanto la lobby sempre più influente del comparto biotecnologico in espansione. Ma quanti si preoccupano del futuro della Francia, guardando oltre gli steccati politici immediati, temono che a perdere con questa riforma sia l’intero Paese.
Il presidente dei vescovi: il provvedimento fa saltare dighe etiche
«Questo nuovo quadro legislativo fa saltare dighe etiche e rimanda ciascuno, più che mai, di fronte alla propria responsabilità personale». All’indomani dell’approvazione all’Assemblea nazionale della revisione della legge bioetica francese, ha reagito così monsignor Éric de Moulins-Beaufort, arcivescovo di Reims e presidente della Conferenza episcopale, sottolineando l’inedita spaccatura politica provocata dall’approvazione: «Non c’è il 'largo consenso' voluto dal presidente della Repubblica e si assiste al trionfo di una volontà ideologica, malgrado numerosi allarmi – talvolta di semplice buon senso – espressi dai nostri connazionali». Alla fine «si è imposta una logica che fa della dignità dell’essere umano un valore a geometria variabile».
Approvando le nuove norme la maggioranza ha ignorato le numerose obiezioni del Senato. Fra le misure varate figura l’accesso alla fecondazione assistita anche per donne single e coppie lesbiche, autorizzando così la costituzione di nuclei familiari deliberatamente senza padre. È ormai autorizzata, al di là di ogni prescrizione medica, pure l’autoconservazione dei gameti in vista di gravidanze procrastinate. Via libera pure a una liberalizzazione mai tanto spinta della ricerca sugli embrioni, e persino agli 'embrioni chimera' uomo-animale. Inoltre i deputati hanno rifiutato l’idea di formalizzare il no francese all’utero in affitto. Su questo fronte la nuova legge prevede genericamente che la trascrizione allo stato civile dei bambini nati all’estero con la surrogata sarà «valutata secondo la legge francese».
Fra le reazioni ai nuovi strappi etici pure quella della nota associazione Alliance Vita: «Voltando le spalle al principio di precauzione in materia bioetica, il governo istituisce la legge del più forte a scapito della protezione dei più fragili». L’approvazione è «una sconfitta per i diritti dell’Uomo » e asseconda una «logica individualistica di mercato di stampo anglosassone».