Opinioni

L'ascolto rende «vincenti» in una democrazia matura

Marco Tarquinio venerdì 9 dicembre 2016

Caro direttore,
voglio tornare su un dato già sottolineato, ma importante. Come tutti sappiamo, infatti, il referendum costituzionale è diventato di fatto un voto su Matteo Renzi che ha perso la consultazione, ma ha riscosso un consenso/gradimento del 40%. Tanto quanto alle elezioni europee. Direi che è proprio un bel risultato, visto che le coalizioni che si contendono la governabilità del Paese sono tre. Trovo eccessiva questa decisione di dimettersi.
Roberto Nuara - Monza

Mi sento di confermare, caro signor Nuara, ciò che ho scritto su "Avvenire" di martedì scorso: La scelta di dimettersi da presidente del Consiglio è del tutto coerente con lo stile politico semplice e diretto di Matteo Renzi e anche con un’idea del rapporto tra il Paese e il Palazzo che condivido quasi totalmente. Quanto al "deludente" 40% che il premier uscente ha ottenuto nelle urne di domenica 4 dicembre 2016, uguale al "trionfante" 40% nell’eurovoto del 25 maggio 2014, continuo a pensare che sia la dimostrazione di come i numeri possano assumere significati molto diversi e persino opposti in contesti differenti… Nel contesto di una grande e matura democrazia come è quella italiana, la ricerca, la conquista e la interiorizzazione di una "giusta proporzione" nell’azione politica è a mio giudizio ciò che rende "vincenti". E la proporzione, a parere non solo mio. è «giusta» se e quando la riconosciamo senza ebbrezze leaderistiche e in ascolto del popolo che si è tenuti a rappresentare e che si è chiamati a governare. Saper ascoltare sul serio rende (anche politicamente) vincenti. Qualcuno ritiene che queste siano illusioni, eppure (e meno male) è così. Il discorso potrebbe portarci lontano, ma su questo punto si sono concentrati in modo diverso, mercoledì scorso, i commenti di prima pagina affidati all’intelligenza e alla penna di Francesco Riccardi e di Mauro Magatti. Dunque, io mi posso fermare qui.