La testimonianza. Io, veterano sto con il Papa mai glorificare la guerra
Gentile direttore,
la guerra fa schifo, la guerra puzza, la guerra è orribile. Mia moglie Elaine si arrabbia quando uso queste parole rudi, ma questa è la guerra. Anche quando sopravvivi ti lascia cicatrici nell’anima che ti porti dietro tutta la vita. Per questo come ha detto papa Francesco dobbiamo avere il coraggio di amare.
Chi come me la guerra l’ha fatta combattendo in Italia contro i nazifascisti dal 1944 al 1945 da Napoli fino alle Alpi, sa purtroppo di che cosa parla. Io ho visto morire esseri umani, io ho ucciso, ho visto persone soffrire, ho visto la distruzione di città d’Italia che amo. Con la mia macchina fotografica quando non sparavo ho immortalato tutto e facevo disegni di pace che inviavo a casa. Era il mio modo per fuggire da quell’inferno.
Mio padre, ebreo di Budapest che combatté con l’esercito austro- ungarico contro gli italiani sulle Alpi nella Prima guerra mondiale prima di emigrare a New York nel 1920, mi aveva insegnato che con le foto potevo avere memoria. Così grazie a una vecchia istantanea, tra il Natale del 2020 e l’estate 2021 sono stato l’uomo più fortunato del Mondo. Ho ritrovato i 'tre bambini per sempre' Giuliana, Bruno , Mafalda, che avevo immortalato nell’ottobre 1944, e la scorsa estate li ho potuti riabbracciare.
Quella istantanea scattata dal mio commilitone John Bronsky, scherzo del destino di origini ucraine, di quei tre bambini che per miracolo grazie alla mamma che urlò 'Bambini!' uscirono dalla cesta prima che sparassimo, tutta la loro vita è stata il simbolo della vita che vince sulla morte. Il mio unico ricordo felice in quell’inferno. In guerra accadono cose atroci ed i bambini sono le prime vittime innocenti.
La storia ha fatto il giro del mondo, ci hanno scritto un libro e un vecchietto che ha da poco compiuto 98 anni se è andato in giro per l’Italia a raccontarla, incontrando persone meravigliose come padre Giulio, un frate di Mercato san Severino, e gli amici della comunità ebraica di Roma, i bambini della 'Scuola nel Bosco' di Siano che mi hanno commosso quando due settimane fa mi hanno inviato un video per gli auguri di compleanno auspicando la pace. Tra loro anche cinque bimbi ucraini. Qualcuno mi ha chiesto: 'Martin sei ebreo, perché ti piace il Papa?'. Perché parla la lingua della pace! Servono parole di amore e pace. Esempio: per fare pace tra Israele e Palestina non dobbiamo costruire muri ma ospedali, scuole.
Aver fatto camminare insieme una famiglia ucraina e una russa, che questa guerra vuole dividere, nel giorno in cui Gesù salì sulla croce, è un fortissimo gesto di pace contro la guerra che divide. Dobbiamo sforzarci a rimanere uniti. Io l’ho provato sulla mia pelle quanto divida. Nel Bronx, il mio migliore amico di scuola era un italiano. In Italia sparai a soldati italiani fascisti, sparavo a tedeschi, portando un cognome che è di origine tedesca. La parte della mia famiglia rimasta a Budapest morì nei lager nazisti. Poi le armi hanno taciuto e siamo tornati popoli amici e in pace. Credetemi la guerra è il più grande spreco nella nostra vita.
Nel mio viaggio la scorsa estate ripetevo sempre: siate guerrieri di pace, non glorificate mai la guerra, se c’è una battaglia da combattere è quella per rispettare l’ambiente e aiutare le persone in difficoltà. La famiglia di mia moglie Elaine è di origine ucraina, di Chernihiv distrutta dalle bombe. È chiaro chi sia l’aggredito: l’Ucraina a cui va tutta la mia solidarietà e l’apprezzamento per il coraggio del suo popolo. Ed è evidente chi sia l’aggressore: la Russia di Putin. Io non ho fiducia nel governo russo, ma ho fiducia nel popolo russo. Perché dobbiamo sforzarci a non far prevalere l’odio ma l’amore tra persone e popoli. Provare il dialogo fino all’estremo. Anche quando sembra impossibile. Come? Usiamo sempre parole di pace mai di odio. Buona Pasqua di pace, cristiana ed ebraica a tutti.
Veterano 339° Reggimento 85th Us Infantry Medaglia di Bronzo conquistata a Rocca Priora (Roma) 3 giugno 1944 nel tentativo di salvare due commilitoni feriti a morte Attivista per la pace