Il direttore risponde. «Io, sentinella, temo per la libertà» Non qui in Italia, non comunque...
Gentile direttore,
sono una delle 183 “sentinelle” che la scorsa domenica hanno vegliato in una piazza (secondaria) di Ravenna. Ma noi siamo stati più fortunati dei “colleghi” di altre città, in cui si sono verificati pesanti scontri che hanno provocato anche alcuni ferimenti, poiché le proteste si sono fermate a slogan e a qualche siparietto. La riflessione che vorrei sottoporle però non riguarda soltanto l’immediato presente, cioè questi atti di violenta intolleranza, bensì il futuro che ci attende. Se sulla base di una legge in fieri, quella cosiddetta sull’omofobia, qualche manipolo di esaltati si sente autorizzato (e protetto) fino al punto di mettere in atto una tale raffica di insulti verbali e di attacchi fisici, cosa accadrebbe se mai il signor deputato (e sottosegretario) Scalfarotto riuscisse a vedere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il frutto del suo lavoro liberticida? Da sempre, fra le pieghe del diritto, c’è chi sa come muoversi per piegarlo ai suoi scopi. E allora non voglio neppure immaginare come sarà utilizzato questo testo, appositamente poco chiaro sulle condizioni che costituiscono reato, per chiudere definitivamente la bocca a tutti coloro che non intendono limitare i diritti personali di ciascuno, ma semplicemente appellarsi alle norme che fino a oggi hanno regolato la vita civile in ogni Stato democratico e che sono parte del patrimonio legislativo italiano. Nessuno di noi, definiti dalla stampa in vario modo ma soprattutto etichettati come “cattolici integralisti”, vuole impedire a due persone dello stesso sesso di vivere insieme, né di potersi occupare l’uno dell’altro in caso di malattia, né di essere eredi reciproci... Non vogliamo limitare la libertà di alcuno, né credo che il modo pacifico e silenzioso in cui si è scelto di manifestare possa essere considerato sgradevole. D’altra parte, però, evidentemente abbiamo dato e diamo fastidio. Forse perché affermiamo una verità sacrosanta, che spesso viene sottolineata anche dagli eventi riportati dai media e da cui si originano infinite sofferenze e situazioni incresciose. E ciò accade ogni volta che l’uomo vuole prendere il posto di Dio e arrogarsi il diritto di manipolare la natura per soddisfare tutti i propri desideri. O capricci. Le “sentinelle in piedi” manifestano civilmente perché gli uomini e le donne rispettino e accettino, prima ancora delle leggi dello Stato, ciò che la natura ha voluto per ciascuno. Ma per questo vengono insultate e ferite. Per questo vengono tacciate di omofobia. Dall’altra parte invece, a contromanifestare con slogan ingiuriosi e atti di di violenza palesemente ingiustificata ci sono tutti coloro che si professano tolleranti, democratici, progressisti, aperti alle idee di tutti. Ma non di coloro che la pensano diversamente. Oggi ci tolgono di mano i libri che leggiamo in silenzio in piazza, ci offendono (ma noi ci siamo imposti di noi reagire), ci colpiscono e feriscono, domani, se davvero avessero fra le mani una legge del Parlamento italiano, da manipolare a piacimento di avvocati e giudici, quale sarà la nostra sorte? Spero che i miei timori siano esagerati, ma la perdita di punti di riferimento condivisi e indiscutibili non mi lascia tranquilla. Per questo continuerò ad andare in piazza con un libro in mano, perché vorrei che i miei figli conoscessero anche l’altra parte della società, quella che non fa rumore ma che non si vergogna di testimoniare in silenzio i valori e gli ideali sui quali ha costruito la propria vita.
Cristina Tassi