Lettere al direttore. «Io, lettore e telespettatore smarrito...» È la legge delle fonti, e dei maldipancia
Gentile direttore,
lo scorso 10 ottobre ho letto su "La Repubblica" le opinioni di un noto teologo "laico", Vito Mancuso, collaboratore di quel giornale. Questo intellettuale, sempre fortemente critico nei riguardi della Chiesa cattolica, entra nel merito di quanto i cardinali stanno dibattendo sulle problematiche relative alla famiglia tradizionale, che ormai sembra essere "passata di moda", anche fra coloro che si definiscono cattolici. Mancuso sostiene, ovviamente dal suo punto di vista, l’arretratezza culturale e storica della Chiesa, specialmente quella italiana, "rea" di avere travisato il Concilio Ecumenico Vaticano II, ecc. ecc. La solita storia! È favorevolissimo alla procreazione eterologa e, in un certo senso, anche al matrimonio fra gay, all’insegna della infinita misericordia di Dio, che tutto perdona, quando esiste l’amore. Queste argomentazioni creano un certo disagio e smarrimento fra i lettori cattolici perché travisano il pensiero del Papa e della Chiesa. Fermo restando il diritto del teologo in questione di esprimere "liberamente" i suoi discutibili punti di vista, ritengo che "Avvenire" possa esprimere i suoi più equilibrati giudizi sui delicati aspetti etici inerenti alla famiglia moderna fortemente in crisi. Tanto più che, mercoledì sera 15 ottobre, sentendo in tv su La7 (alle 20.30), Nichi Vendola e lo storico Paolo Mieli, inneggiare alle «aperture, finalmente, in materia sessuale», delle Chiesa, ho provato, come cattolico un profondo senso di smarrimento. Che dire? Che succede?
Roberto Giugni, Firenze