Il direttore risponde. Caso Vendola: altro che «diritti» siamo al mercato dell'umano
Il fatto di cronaca al centro di queste due lettere (e di altre che stanno piovendo in redazione) è già oggetto oggi degli ampi e approfonditi commenti che ho affidato a Marina Corradi e a Francesco Ognibene e questo mi consente di limitarmi, qui, a un paio di sottolineature in risposta ad altrettante specifiche questioni poste dai lettori. La prima annotazione riguarda la natura di «legge per ricchi e potenti» della normativa sulle unioni civili approvata in prima lettura al Senato nonché – arguisco – di altri progetti che, secondo le dichiarazioni di Monica Cirinnà, dovrebbero portare alla cosiddetta “adozione gay”. Se, come intendo, il principale motivo di questa affermazione del lettore Sassudelli è legato al ricorso all’utero in affitto da parte di chi richiede l’adozione del figlio del compagno in un’unione gay, direi che si tratta di una mezza verità. La verità tutta intera è che non tutte le persone omosessuali sono ricche e potenti, ma tutte le madri surrogate “acquistate” da coppie eterosessuali od omosessuali sono povere e senza potere. La seconda sottolineatura è per il linguaggio “politicamente corretto” usato in particolar modo dai notiziari del servizio pubblico radiotelevisivo. Un fenomeno impressionante di camuffamento della dura realtà della cosificazione di una madre senza nome, senza volto e ridotta a pura esecutrice di un contratto padronale. Siglato da un politico di sinistra che ha contribuito a “comprare” gli ovociti di una donna e il corpo di una madre per far “fare” un figlio biologico del proprio compagno e intestarsene a sua volta la paternità legale (all’estero) e politica (in Italia) in violazione di una legge anti–schiavista del proprio Paese. Stavo per ricorrere a un’immagine di papa Francesco o di Benedetto XVI, ma poi ho pensato che a Nichi Vendola era meglio dedicare una citazione di Karl Marx, quella che pubblichiamo qui sotto. Il triste mercato dell’umano cresce, e ha ingressi di destra e di sinistra. Si smetta di chiamarli «diritti». Marco Tarquinio
E venne un tempo...Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate – virtú, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. – tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà, morale e fisica, divenuta valore venale, viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore. Karl Marx, Miseria della Filosofia