Il direttore risponde. L'indifferenza fa complici dei killer
Mauro Bezzi, Ferrara
Le voci cominciano a levarsi, caro amico. E le parole profetiche di Giovanni Paolo II, puntualmente rafforzate dal limpido magistero di Benedetto XVI, cominciano a trovare eco, seppure tardiva, anche nei palazzi della politica. C’è da sperare e da lavorare – l’ho detto e lo ripeto – perché queste dichiarazioni politiche diventino solenni e impegnative, a Strasburgo e a Bruxelles come a Roma e a Baghdad, al Cairo come a New York, nei Parlamenti nazionali e nelle Assemblee della Ue e dell’Onu, e perché alle prese di posizione seguano i fatti. La difesa dei cristiani, come quella di ogni altro perseguitato a causa della propria fede, non può essere solo uno slogan buono per i giorni nei quali il dolore e il lutto si fanno più gravi ed evidenti. C’è purtroppo una quotidianità della violenza e dell’ingiustizia che non consente più a nessuno disattenzioni e ostentate indifferenze. Uccisioni e sopraffazioni anti-cristiane dilagano: in Egitto e in India, in Iraq e nelle Filippine, in Cina e in Pakistan... Certo, sappiamo tutti bene – e tante pagine di storia, soprattutto della storia tragica del Novecento, ce lo ricordano – che l’indifferenza è una sorella minore, e appena più educata, dell’intolleranza e che la disattenzione è figlia della rimozione e, spesso, madre della negazione di legittimità a una realtà religiosa e culturale e a concrete comunità di uomini e di donne, di persone letteralmente martirizzate.Ecco perché dall’Europa – si proprio da questa Europa unita che è arrivata incredibilmente a proporre nelle agende confezionate per i giovani delle sue scuole tutte le possibili festività religiose cancellando solo il Natale e la Pasqua cristiane – ci aspettiamo un sussulto di consapevolezza e di rispetto. È la patria comune dei popoli del Vecchio Continente ed è una voce che può essere forte e che non deve continuare a essere svuotata di sé sino all’insignificanza. Ha ragione, gentile signor Bezzi: essere dimentichi e insignificanti, oggi più che mai, vuol dire assecondare i persecutori e gli assassini. (mt)