Le vicende parlamentari di queste ore su temi a forte implicazione etica – come il fine vita, ma anche come le norme di contrasto alle ludopatie – dimostrano che il legislatore ha il potere di incidere su sfere della vita civile e sociale di enorme rilievo e di altrettanta delicatezza. Per questo è essenziale un ricorso rigoroso al "principio di precauzione", prima di innovare su regole sancite da lungo tempo e da implicito ma sicuro consenso dei cittadini. Una di queste è il divieto di riconoscere i figli nati da incesto, elementare principio di tutela della famiglia come convivenza ordinata a strutturata. Oggi la Commissione Giustizia della Camera potrebbe decidere, magari a risicata maggioranza, di abbattere questo principio mentre si discute dell’equiparazione tra prole legittima e naturale, aprendo la strada a vere e proprie aberrazioni relazionali (padri-nonni e simili). C’è da sperare che a simili forzature, foriere di corto circuiti umani irrimediabili, si abbia la saggezza di rinunciare.