Opinioni

Inalberati per le palme. A Milano c’erano anche a fine ’800. Ma c’è chi va alla guerra

Umberto Folena venerdì 24 febbraio 2017

Se fossi un vichingo, guarderei perplesso il trachycarpus che ingentilisce il mio giardino islandese e mi domanderei: invasione araba? Qui? E scuoterei il capoccione biondo. I milanesi invece si appassionano, si dividono in opposti partiti e le fazioni politiche si interrogano su come sfruttare le palme (da ieri anche qualche banano) in fondo a piazza Duomo per ottenere consensi, voti, like... La zuppa è questa. Inutile far notare che non di rivoluzione ma di restaurazione si tratta, poiché le palme ornavano la piazza a fine ’800, mentre la fame e i cannoni di Bava Beccaris distraevano le folle cittadine dal dibattito: palma sì palma no, che evidentemente appassiona solo le pance satolle.


Nel poco lodevole sforzo di ideologizzare pure la verzura, c’è chi s’inalbera e la accusa di voler arabizzare il cuore della città. A voler essere complottardi, verrebbe da pensare che simile polemica sia una manovra evasiva per farci dimenticare che il cuore della città sta per americanizzarsi, poiché le palme sono gentilmente offerte da una multinazionale del caffè che nel 2018 sbarcherà in centro con i suoi bicchieroni di carta. E loro, le palme? Visione inaudita, stridente nel suo esotismo? Può affermarlo solo chi, cieco di suo o accecato dall’ideologia, non si guarda intorno. Il Nord Italiana, giardini milanesi compresi, pullula di trachycarpus, orginario della Cina e capace di resistere anche a meno 15 gradi, diffuso da tempo immemorabile in tutta Europa fino, appunto, alla remota Islanda. Ostruiscono la visione del Duomo? Tutt’altro. Non lasciamoci ingannare dalla prospettiva di certe foto: sono in fondo alla piazza e in estate consentiranno di ammirare il Duomo stando all’ombra. Poi, si sa, il trachycarpus messo lì può piacere o no. Ma la cosa dovrebbe finire qui senza sfociare nella guerra civile sui social network e nelle isterie di qualche leader ipersensibile.

Se proprio si vuol fare polemica, facciamola sulle polveri sottili e il bonus di 35 giorni di 'sforatura' ormai bruciato, lui sì (non la palma, appena scottata), con conseguente multa in arrivo. E seguiamo l’esempio del vichingo, che ha detto addio ai combustibili fossili. Certo, per lui, con tutta quella energia geotermica sotto i piedi, è facile. Siamo così distanti... A unirci c’è forse soltanto il trachycarpus.