I 50 anni di Caritas. In questo tempo più che mai «verso l'alto e verso l'altro»
«Ricordatevi, per favore, di queste tre vie e percorretele con gioia: partire dagli ultimi, custodire lo stile del Vangelo, sviluppare la creatività ». Sono le strade che papa Francesco ci ha indicato nell’udienza per i 50 anni di Caritas Italiana. Ci ha proposto anche due 'mappe evangeliche', le Beatitudini (Mt 5,312) e Matteo 25 (vv. 31-46). La storia si guarda dalla prospettiva dei poveri, ha sottolineato - perché è la prospettiva di Gesù. Partire dagli ultimi, dai più fragili, è il modo con cui la Caritas sin dall’inizio, sotto la guida di monsignor Giovanni Nervo, da subito affiancato da monsignor Giuseppe Pasini, ha cercato di declinare il Vangelo della carità. A questi due giganti della carità va il nostro ringraziamento, perché hanno sempre cercato di fare della scelta dei poveri la cifra del corso post-conciliare di tutta la comunità cristiana.
Da allora l’impegno della Caritas è di dar corpo a una pedagogia dei fatti, con uno stile di carità vissuto nel-l’affrontare i problemi concreti dei poveri, il modo di accoglierli, il rispetto della loro dignità, la difesa dei loro diritti, il loro coinvolgimento nella soluzione dei problemi che li riguardano, il farli sentire soggetti, non oggetto di cura. Non assistenza, ma giustizia, si è sempre detto. In questi anni la Caritas ha continuato sulle frontiere più difficili a praticare quella carità che tende a liberare le persone dal bisogno e a renderle protagoniste della propria vita. Sempre orientata dal Vangelo che ci impegna a essere per gli altri testimonianza gioiosa e credibile, 'luce e sale' della 'buona notizia' di Gesù e cioè che Dio ci ama, ci perdona, ci vuole salvare e desidera che siamo una sola famiglia umana insieme agli altri fratelli.
Questo per la Caritas negli anni ha voluto dire, in Italia e nel mondo, non tanto e non unicamente dare aiuti materiali, ma soprattutto garantire la presenza costante, condividere le difficoltà, aiutare ad affrontarle insieme e favorire lo sviluppo integrale di ogni persona. Nel contempo la Caritas Italiana ha sempre cercato di programmare a lunga scadenza e di intercettare, grazie alle antenne delle Caritas diocesane, i problemi prima ancora che diventassero emergenze. Interpellando e stimolando le istituzioni, con quella 'parresia della denuncia' che vuol dire promuovere sempre e dovunque il valore e la dignità di ogni essere umano, ed è parte della sua missione pedagogica.
Per san Paolo VI, che incoraggiò fortemente la nascita di Caritas Italiana, il Concilio Vaticano II sanciva una nuova alleanza tra la religione cattolica e la vita umana: «Per conoscere l’uomo integrale, bisogna conoscere Dio; [ma] se noi ricordiamo come nel volto d’ogni uomo, specialmente se reso trasparente dalle sue lacrime e dai suoi dolori, possiamo e dobbiamo ravvisare il volto di Cristo, possiamo altresì enunciare: per conoscere Dio bisogna conoscere l’uomo». Oggi che papa Francesco ribadisce gli impegni dell’inclusione sociale dei poveri e dell’amicizia sociale per il bene comune e indica alla Chiesa italiana uno strumento, il sinodo, per attuare il Concilio in questo cambio di epoca, Caritas Italiana è pronta a essere parte attiva nel percorso sinodale. Fedele alla sua storia, aperta al nuovo e ai suggerimenti dello Spirito, per offrire elementi di lettura, confronto e discernimento e contribuire all’avvio di fecondi processi generativi. Con la creatività e lo sguardo dei bambini, 'verso l’Alto e verso l’altro', per spaziare verso nuovi orizzonti, senza accontentarsi del presente, e scoprire sempre più negli altri, nei più poveri, Gesù, da ascoltare, accogliere, abbracciare, da amare, sentendosi amati.
Sacerdote, direttore della Caritas Italiana