Botta e risposta. «In Olanda si rispettano tutti i protocolli». Sì, ma di eutanasia ...
Gentile direttore,
ho letto con attenzione su 'Avvenire' il recente articolo di Maria Cristina Giongo sull’eutanasia in Olanda. Purtroppo devo osservare che non rappresenta la situazione reale. Già il titolo («Eutanasia in Olanda? Su ciechi e depressi») farebbe intuire che ogni cieco e persona depressa potrebbe chiedere l’eutanasia, il che non è vero: basta leggere i requisiti di accuratezza prescritti dalla legge del 2002. Leggendo il rapporto della Commissione sulla corretta applicazione dell’eutanasia non risulta che la situazione sia fuori controllo. A pagina 4 è scritto che dalle segnalazioni ricevute nel 2016 risulta che i medici trattano con la necessaria accuratezza una richiesta di eutanasia. L’incremento dai casi per pazienti dementi e psichiatrici non è dovuto a un’interpretazione troppo liberale della legge, ma è il risultato di una crescente conoscenza di medici e psichiatri sull’insopportabilità delle sofferenze non specificamente legate a malattie somatiche. Nessun medico olandese applica l’eutanasia in assenza della dichiarazione di volontà del paziente, redatta quando era capace di intendere e volere. È sbagliato sostenere che nel 2016 dieci casi (0,16% del totale delle segnalazioni: 6091) sono stati denunciati all’autorità giudiziaria. La Commissione ha giudicato tali casi come non accurati, e soltanto in uno ha informato l’autorità giudiziaria. Per le persone che soffrono di stanchezza di vivere il Parlamento non ha respinto nessuna proposta di legge per il semplice fatto che nessuna proposta è stata presentata. Il Governo ha ribadito invece che ritiene necessario studiare il fenomeno, ponendo l’accento sull’importanza di creare condizioni di vita che evitino il più possibile agli anziani di soffrire di solitudine, spesso a causa della suddetta stanchezza. Forse Giongo non conosce il processo che prepara all’eutanasia. Forse non sa che è richiesto il consulto di un secondo medico, specialista nell’analizzare le richieste di eutanasia, e che egli dialoga con il paziente sul desiderio di morire, proprio per evitare comportamenti scorretti. È pura fantasia che esistano proposte di inasprire le pene per i medici che infrangono la legge. Ho letto tutti i casi indicati nel rapporto della Commissione e non ne ho trovato uno 'sospetto'. Non è corretto scrivere che negli anni 2011 e 2012 non sono stati segnalati casi di eutanasia per accumulo di malattie che rendono insopportabili le sofferenze (e non perché senza gravi patologie, come indicato nell’articolo). Semplicemente negli anni 2011 e 2012 i casi di anziani con affezioni multiple di vecchiaia non sono stati indicati separatamente ma inclusi nei casi 'Altri somatici'. Potrei continuare ma mi fermo qui. Non pretendo che 'Avvenire' si pronunci a favore dell’eutanasia ma, come lettore, chiedo che chi scrive si prepari a dovere per evitare simili errori.
Gentile signor Agterberg, la ringrazio per questa lettera, pervenutami attraverso il direttore, perché mi offre la possibilità di chiarire alcuni punti fondamentali. A cominciare da questo: sono italiana ma svolgo la mia professione di giornalista nei Paesi Bassi da 34 anni (abito ad Eindhoven), ho vissuto più in Olanda che nel mio Paese d’origine. Sull’eutanasia ho scritto negli anni tanti articoli, e ormai si può dire che conosca a memoria la legge olandese. Preciso che leggo i testi in lingua originale e se ho dubbi di comprensione chiedo a mio marito (olandese). Osservo poi che, com’è accaduto anche per la legge sulla droga, anche sull’eutanasia è stata approvata la norma, ma poi ci si è girati dall’altra parte, tollerando (quasi) di tutto. Lei conoscerà bene, a riguardo il verbo olandese 'gedogen', usato proprio per spiegare questo concetto: tollerare. Solo quando la situazione sfugge di mano si arriva a un serio intervento degli organi competenti. Prima di scrivere l’articolo di cui lei parla mi sono documentata leggendo vari testi: non solo il Rapporto della Commissione di controllo sull’applicazione della legge, ma anche documenti del Ministero della Salute, di partiti politici e le statistiche in materia. La fonte dei miei dati è il sito ufficiale di statistiche sull’eutanasia registrate nel corso degli anni a partire dal 2010. C’è una tabella che specifica ogni cosa, dalla quale si evince che nel 20011 e 2012 nessun caso di eutanasia era relativo a pazienti con affezioni legate all’invecchiamento. Nel 2015 invece i casi sono stati 183 (il 3,3%) su 5.516 morti per eutanasia. Confermo inoltre quello che ho scritto, ovvero che il partito di centrosinistra D66 aveva già discusso in Parlamento, un anno fa, la proposta di legge sull’eutanasia da estendere agli anziani con più di 75 anni che desiderano 'uscire dalla vita' quando la considerano finita (in olandese 'voltooid'), pur senza patologie invalidanti o allo stadio terminale. Nelle 59 pagine del Rapporto ci sono domande – le stesse che si pone la maggioranza degli olandesi – nelle quali ho avvertito preoccupazione: riguardano proprio l’aumento dei casi di eutanasia (le statistiche che ho riportato sono tratte da documenti ufficiali). Quanto ai 10 casi giudicati dalla Commissione «non accurati», nei quali cioè l’eutanasia non è stata applicata in modo scrupoloso e secondo la legge, si specifica chiaramente che uno di essi ha portato a un rinvio a giudizio. In 3 di questi casi (pagina 17 del rapporto) non era stato chiesto il secondo parere di un medico indipendente, in uno non era stato considerato il giudizio negativo del neurologo e dello psichiatra di un paziente affetto di Alzheimer, e l’eutanasia era stata ugualmente praticata. Non vado oltre perché sarebbe troppo lungo, ma se ha letto il Rapporto conosce anche lei questi casi, che superano ogni limite umano e legale. Stiamo parlando infatti di vite umane e di morti procurate. Vorrei aggiungere infine che ho letto le proposte avanzate dai partiti durante la campagna elettorale per le elezioni politiche dello scorso marzo, e i Cristiani Uniti hanno più volte domandato pene severe e maggiore controllo. Nella richiesta di ottenere la morte, al punto C, chi la firma dichiara «di volere l’eutanasia in casi di handicap, come la quasi totale cecità e/o sordità, nel momento in cui tante attività che per me hanno un senso per vivere, come leggere, scrivere, guardare la televisione, ascoltare musica, fare lavori a mano, eccetera, mi siano diventate quasi impossibili». E qui mi fermo. Capisco benissimo che un olandese possa non condividere giudizi che patisce come stereotipi. Considero il popolo olandese civile e rispettoso delle regole, ma ribadisco che quel mio articolo era ben documentato. Studiando la situazione credo fermamente che per l’Italia una legge come quella olandese sarebbe un disastro. Si parla di 'dolce morte', ma mi sono sempre più convinta che è vero il contrario. Di eutanasia non c’è davvero bisogno.