Sanità. Imparare la lezione del covid per scongiurare nuove tragedie
I dati Istat sulla mortalità 2020 rivelano gli errori commessi L’Istat ha appena pubblicato il suo rapporto sulla mortalità nel nostro Paese nel 2020. I dati sono fonte di importanti informazioni e offrono rilevanti spunti di riflessione. Innanzitutto certificano l’impatto devastante del Covid che è stato, da solo, responsabile del 73% dell’incremento assoluto dei decessi. Ci sono stati infatti in questo primo anno di pandemia ben 108.500 morti in più rispetto alla media del periodo 2015-2019. In tutto sono morti 746.324 italiani. Le morti per Covid hanno rappresentato il 10,5% delle morti complessivamente osservate nell’anno, posizionando questa causa al terzo posto dopo le malattie circolatorie e i tumori.
Con riferimento alle altre cause di mortalità più frequenti nella popolazione, nel 2020 si è assistito a una crescita importante dei decessi per malattie del sistema respiratorio, per demenze e per diabete. Il tasso di mortalità generale standardizzato per età è stato pari a 95,3 decessi ogni 10.000 abitanti, superiore del 12% rispetto alla media del quinquennio precedente (85,3%). Cosa ci dicono questi dati? Che il Covid ha dato una mazzata fenomenale ad una popolazione anziana e fragile, compromettendo in modo grave i guadagni di salute e l’aumento dell’aspettativa di vita maturati dagli Italiani negli ultimi venti anni. Infatti l’Istat, per comprendere se il dato del 2020 rappresenti o meno un cambiamento di direzione rispetto a quanto osservato negli ultimi anni, ha fatto un’analisi dell’andamento temporale dei tassi di mortalità per le cause che hanno mostrato gli incrementi maggiori e ha rilevato che l’aumento del tasso di mortalità per le demenze, così come per le polmoniti non interstiziali e l’influenza appare in linea con gli incrementi osservati negli anni precedenti.
Questo significa che l’aumento di queste patologie, seppure in parte legato agli effetti della pandemia, può essere inquadrato come la prosecuzione di una fase di crescita della mortalità già in atto prima della pandemia di Covid. Al contrario, per il gruppo delle altre malattie respiratorie, il diabete, le malattie circolatorie e le malattie genitourinarie, il 2020 ha rappresentato un anno di picco eccezionale, con un impatto della pandemia da Covid assolutamente evidente. Si, perché il rapporto dell’Istat fa anche definitiva giustizia della stucchevole polemica, purtroppo alimentata anche da alcuni sedicenti esperti di sanità pubblica, sui morti “per Covid” o “con Covid”, questi ultimi stimati dai nostri come l’assoluta maggioranza. Viceversa, l’analisi delle schede di morte permette di rilevare, oltre alla causa direttamente responsabile del decesso (causa iniziale), anche le altre cause che vi hanno contribuito (concause). Per quanto concerne il Covid, oltre ai 78.673 decessi per i quali questa patologia è risultata la causa iniziale, vi sono ulteriori 11.118 decessi per i quali il Covid è indicato come concausa.
Questo significa che il Covid risulta essere il responsabile del decesso nell’88% dei casi in cui esso è indicato come causa di morte. Se poi si analizzano i dati per fasce di età, è possibile osservare che tra i 65 e i 74 anni il Covid è risultato la causa diretta della mortalità nel 91% dei maschi e nell’87% delle femmine. Questi dati dovrebbero servirci non solo per constatare a posteriori quanto abbiamo collettivamente fallito nella risposta per evitare morti, disabilità e devastazioni da Covid. Ci dicono anche che, a livello globale, da quando la pandemia è stata ufficialmente dichiarata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’umanità ha proceduto come sonnambuli verso una catastrofe evitabile. Avevamo avuto diversi segnali di avvertimento e molte opportunità per evitare questa tragedia, ma molti governi non sono stati in grado di intervenire prontamente per prevenirla, per agire tempestivamente per eliminare la sua diffusione o per applicare le attuali conoscenze e interventi di sanità pubblica per contenere il disastro.
Oggi, mentre il mondo rimuove ogni residua cautela, appare evidente che, poiché non abbiamo rimosso alcuna delle cause predisponenti, un’altra pandemia può verificarsi in ogni momento e non potremo più reclamare che non sapevamo. Questa nuova era di epidemie e di emergenze planetarie sta sfidando in modo sostanziale la capacità degli attuali sistemi di leadership e di governance a rispondere alle sempre più complesse e frequenti minacce globali. Essa ha rivelato la nostra fragilità umana e ha evidenziato quanto interconnesse siano le nostre vite in questo mondo. La devastazione risultante dalla Seconda Guerra Mondiale portò alla costituzione delle Nazioni Unite e alla trasformazione dei sistemi educativi e sanitari in molte parti del mondo. In un modo simile la pandemia dovrebbe rappresentare un’opportunità per imparare queste lezioni e tradurle in azioni coerenti, così da evitare analoghe tragedie in futuro.