Intervento. Una casa comune per le religioni: l'antidoto che spegne l'estremismo
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Il ministro per gli Affari Religiosi Yaqut Cholil Qoumas ha dato il benvenuto a papa Francesco appena atterrato in Indonesia all’aeroporto di Giakarta. Un protocollo diverso da quello al quale siamo abituati in Europa dove c’è un Dipartimento per i culti tra le direzioni e gli uffici del Ministero dell’Interno ma non esiste un Ministero dedicato al coordinamento nazionale della dignità e della libertà del pluralismo religioso. Il titolo di “padre del pluralismo religioso” in Indonesia è stato riconosciuto ad Abdurrahman Wahid, quarto presidente della Repubblica dell’Indonesia (1999-2001), fondatore dell’omonimo Istituto per un Islam di Pace diretto dalla figlia Yenny Zannuba. Nel 2000 Wahid aveva deliberato che anche il Confucianesimo fosse ufficialmente riconosciuto tra le sei confessioni religiose dello Stato oltre all’Islam, il Cristianesimo cattolico e protestante, l’Induismo e il Buddhismo.
L’Indonesia è dal 1949 uno Stato indipendente dopo tre secoli di protettorato olandese e fonda la propria originale costituzione su cinque pilastri: salvaguardare le radici dell’unità, della civiltà e della giustizia sociale dei popoli dell’arcipelago indonesiano, rispettare la saggezza interiore delle rappresentanze democratiche e – primo pilastro – la fede nel Dio Unico. Oltre duecentottanta milioni di persone vivono in Indonesia e la comunità musulmana rappresenta storicamente il 90% della popolazione che non ha mai pensato di costruire uno Stato islamico o di covare rancore contro la colonizzazione olandese: esclusivismo e vittimismo non fanno parte della cultura orientale, e neppure la sete della conquista, la brama della reconquista o la ritorsione per vendetta. Francesco ha trovato una terra di generazioni di credenti e fratelli nel Dio Unico che sanno unire la coscienza della civiltà e la giustizia sociale, le rappresentanze democratiche e la saggezza interiore, cristiani e musulmani, indù, buddhisti e taoisti.
L’attuale presidente della Repubblica dell’Indonesia Joko Widodo ha affrontato con lungimiranza la prevenzione da alcune infiltrazioni del radicalismo jihadista proponendo già nel 2018 a Bogor un congresso internazionale di sapienti musulmani sul concetto di moderazione virtuosa (Wasatiyyat Islam, Bogor Message). L’anno precedente la principale organizzazione dei musulmani in Indonesia, Nahdlatul Ulama, presieduta attualmente da Yahya Cholil Staquf, aveva adottato l’importante dichiarazione “Ansor on Humanitarian Islam” per riconsiderare la contestualizzazione degli insegnamenti religiosi per la Pace mondiale e l’armonia tra le civiltà e combattere il letteralismo e il formalismo dei movimenti radicali. L’ispirazione di questo movimento internazionale per l’Islam umanitario che ha collaborato sul tema della Fratellanza Umana in Europa con i cristiani del Cdi-Centro Democratico Internazionale risiede nella casa della Misericordia, bayt al-Rahma. Di questo spirito della Misericordia papa Francesco ha già dato testimonianza durante il Giubileo straordinario del 2015-2016, prima ancora di promuovere la cultura della fratellanza come ultima speranza per i popoli della Terra. Forse occorre ritrovare in Oriente proprio quella “Caritas in Veritate” che dispone le persone a un migliore amore per il prossimo scoprendo il miracolo ma anche il mistero superiore dell’amore per la conoscenza di Dio, invece di coltivare giochi di potere, pretesti e provocazioni, invasioni e ritorsioni, odio e vendetta, supremazia e sterminio, nella propaganda delle vane parole e nella crudeltà e miseria dei fatti.
Nel 2022, durante il G20 di Bali con la partecipazione della presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, l’Indonesia ha promosso anche il R20-Forum delle Religioni, che è stato introdotto da un messaggio significativo di papa Francesco: «Le grandi religioni e le saggezze tradizionali sono chiamate a testimoniare la presenza di un patrimonio spirituale ed etico comune che si basa su due principi, la trascendenza e la fratellanza». Un messaggio che si sta rinnovando in questi giorni nel sacrificio e nello sforzo di papa Francesco dalla fine del mondo all’Oceano Pacifico, e che speriamo possa ispirare anche l’Occidente.
Imam, vicepresidente di Coreis, Comunità religiosa islamica italiana