Il direttore risponde. Il vero valore (e il peso) delle case Il bisogno di tornare a quote normali
Gentile direttore,
in questo periodo è sembrata cessare l’attenzione sulle rendite catastali delle case, forse perché l’80% degli italiani doveva pensare a pagare Imu e Tasi. Ma può essere che sull’argomento non si torni tanto rapidamente. Non c’è gran interesse a parlarne. Perché? Perché se vi dovesse essere un adeguamento delle rendite al valore degli immobili, stavolta l’adeguamento dovrebbe avvenire al ribasso per la maggior parte delle case. L’effetto sarebbe una diminuzione per Stato e Comune degli introiti che vengono dalle tasse sulla casa, in questi anni aumentate invece pesantemente rispetto alla famosa Ici... E questo non conviene a nessuno di coloro che hanno potere. In tv, per esempio, si parla piuttosto di un lieve calo (1–2%) del valore delle case. Beh, devo dire che la realtà è “leggermente” diversa. E lo spiego con qualche esempio. A Torino un piccolo appartamento in periferia (camera e cucina con bagno) nel 2011 è stato venduto a 120mila euro, pochi giorni fa lo stesso appartamento è stato rivenduto a 60mila. Un piccolo negozio con rendita catastale rivalutata ai fini Imu di 65mila euro, si ha difficoltà a venderlo a 30mila. Si vede a occhio nudo che l’attuale valore di mercato è, quindi, circa la metà della rendita catastale! Mi viene in mente il teatrino di quando ci fu la conversione lira/euro: ci venne assicurato – e tutt’ora c’è chi insiste – che sarebbe stato tutto uguale (1 euro/1.936,27 lire), peccato che, in pratica, quanto prima era venduto a mille lire sia, poi, passato a un euro (quasi duemila lire). Che cosa ne dice, direttore?
Valter Boero, Università di Torino