Il direttore risponde. Il vecchio scandalo delle baby-pensioni giustizia previdenziale, risposte ai giovani
Gentile direttore,
leggo “Avvenire” e, la scorsa settimana, ho ascoltato il vostro collega Paolo Lambruschi a “Prima Pagina”, su Radio3. L’argomento su cui vorrei concentrarmi è quello delle pensioni basse. Ho lavorato per le Ferrovie e ho versato contributi per 43 anni. Sono del parere che chi ha una bassa pensione ha versato poco o ha lavorato pochi anni o ha versato quote piccole. Parlo di ciò che conosco: venti anni fa, un mio collega se ne è andato in pensione con soli 20 anni di effettivo versamento e con 7 anni regalati come “scivolamento” e, ancor prima, come “legge dei combattenti”; io, invece restai nel mondo del lavoro. Se oggi il nostro “eroe” si ritrova con una pensione inferiore, non può e non deve lamentarsene. E se sarà aiutato, questo avverrà a scapito di quelli che come me hanno continuato a lavorare per tanti anni. Mi chiedo se di questo passo si arriverà ad avere un pensionato che ha dato e versato poco che prende la stessa pensione del collega che ha dato e versato molto. Non dimentico che la più giovane “pensionata d’Italia” (anni 80, all’epoca del governo Craxi) aveva appena 29 anni! Sono del parere che le pensioni debbano essere proporzionali all’effettivo versato. Se lo Stato non può più pagare le pensioni basta che tolga quanto, a suo tempo, ha regalato.
Giorgio Paolinelli, Ancona