Inchiesta. Il Vaticano fa la scelta green: plastica via anche dal presepe
Il presepe e l'albero di piazza San Pietro sono ecologici
San Francesco sarebbe stato più che felice. Lui, inventore del presepe (al quale il Papa ha appena dedicato una Lettera) e amico dell’ecologia (anche se ai suoi tempi la cura del creato ancora non si chiamava così), certamente apprezzerebbe la svolta ecosostenibile dello Stato della Città del Vaticano, che quest’anno si estende anche ai simboli natalizi.
È del tutto green, infatti, il presepe di piazza san Pietro, realizzato solo con elementi biologici (legno, paglia e altri materiali naturali) e con la messa al bando di plastica e polistirolo. E sono interamente frutto dell’economia del riciclo altri due presepi allestiti dal Governatorato nell’ingresso del proprio palazzo e nella piazzetta prospiciente la parte absidale della Basilica di San Pietro. Come sottolinea Rafael Ignacio Tornini, responsabile del Servizio giardini e ambiente, «sono stati impiegati solo materiali provenienti dall’isola ecologica o dagli scarti del giardini vaticani».
Anche la scelta del grande albero di Natale di piazza san Pietro segue le stesse logiche. Qualcuno quest’anno ha storto il naso quando si è saputo che sarebbe arrivato dalle zone del Triveneto colpite dalla forte tempesta che causò l’abbattimento di un enorme numero di piante secolari. «In realtà – spiegano i responsabili vaticani –, la scelta dell’albero da portare in piazza segue precisi criteri: in primo luogo, viene effettuata tra quelle piante che per 'anzianità' o altri motivi devono essere tagliate. In secondo luogo, il taglio viene 'compensato' con la piantumazione di molti altri esemplari, in un’ottica di coltivazione boschiva. Infine, l’albero di Natale, una volta finito il suo compito natalizio, viene 'riciclato' per dare luogo a progetti di carattere sociale. Da quello di quest’anno verranno ricavate panchine da collocare lungo un percorso alpino».
In sostanza, anche per il Natale, nello Stato del Papa (il più piccolo del mondo con 0,44 chilometri quadrati di territorio), non si fa eccezione a quella serie di 'riforme' verdi che sono state attuate negli ultimi anni per dar corso agli insegnamenti di dottrina sociale della Chiesa contenuti nell’enciclica Laudato si’. Questo documento, anzi, all’interno della cerchia delle Mura Leonine è diventato una sorta di legge-quadro 'salvaclima', che trova applicazione in diversi settori: politica plastic free, raccolta differenziata dei rifiuti, rinnovo del parco vetture tramite l’introduzione di auto elettriche, scelta ecologica dei carburanti, il progetto giardini vaticani bio, l’ecologia integrata delle Ville Pontificie, la produzione di energia elettrica tramite pannelli solari (questi ultimi risalenti già al pontificato di Benedetto XVI), solar cooling per l’aria condizionata, persino il restauro delle opere d’arte all’aperto (gran parte delle quali situate nei giardini vaticani) con gli olii essenziali, anziché con i prodotti chimici. Per non parlare del collocamento, in tutti gli uffici, di compattatrici di plastica e del- l’ormai imminente messa in opera di macchinette distributrici del caffè e delle bevande (una ottantina in tutto) di ultimissima generazione (frigorifero a forte risparmio energetico e tazzine di carta da riciclare in compost). Vediamo i provvedimenti settore per settore.
Vaticano plastic free. La messa al bando della plastica monouso, annunciata a luglio, è oramai pressoché completata. Bicchieri, piatti e palette per il caffè saranno definitivamente 'fuorilegge' dall’inizio del prossimo anno, una volta esaurite le scorte in essere al momento della decisione. Il passaggio alle nuove macchinette distributrici del caffè completerà l’opera.
La raccolta differenziata dei rifiuti . Il Vaticano ha raggiunto un alto grado di riciclo: siamo ormai al 58 per cento del totale e si punta al 75 per cento nel giro di tre anni. È stata inoltre creata un’isola ecologica, dove vengono convogliati i rifiuti speciali: ad esempio computer e componentistica elettronica, toner, batterie, anche rifiuti ospedalieri. In Vaticano sono in grado di gestire circa 85 codici Cer (che identificano le diverse categorie) e sono riusciti portare la quota parte di differenziato al 98%. Inoltre, con la raccolta dell’umido e gran parte dei tagli delle potature (400 tonnellate di materiale), viene prodotto il terriccio da compost come concime di qualità per i giardini vaticani e di Castel Gandolfo. Il piccolo Stato, a differenza di quanto si sostiene anche in libri di larga diffusione, paga per lo smaltimento dei propri rifiuti, appaltato a una ditta privata italiana. Circa 3mila tonnellate all’anno che incidono sul bilancio vaticano per una cifra vicina ai 900mila euro.
Giardini vaticani bio. Dal 2017 ad oggi l’adozione del bio nei 22 ettari dei giardini vaticani ha raggiunto il 96 per cento delle sostanze impiegate. È stato eliminato del tutto il glifosato come agente diserbante ed è stato introdotto l’acido pelargonico che si trova in natura in alcune piante. Anche per la lotta al Punteruolo rosso sulle 66 palme dei giardini è stato adottato lo stesso metodo attraverso il fungo antagonista Bauveria bassiana . Così per la lotta alle zanzare si punta sugli insetti predatori, richiamati dal Tarassaco o dalle piante aromatiche. La cura dei giardini ha comportato l’estrazione di 300 ceppaie di alberi abbattuti nel tempo, la messa a dimora di 220 alberi nuovi (cui ne seguiranno altri 100 il prossimo anno), nuovi roseti, la potatura di 60 ulivi (dai quali per la prima volta è stato anche estratta una modica quantità di olio), e infine la risistemazione dell’irrigazione goccia a goccia lungo i 12 chilometri di siepi di bosso e di evonimus, che permette un notevole risparmio di acqua. Sempre nei giardini vaticani, un progetto avviato nel 2014 in collaborazione con i Musei vaticani mira al progressivo restauro delle 570 opere presenti con gli olii essenziali. In pratica, si è scelto di sostituire prodotti consolidanti tossici ed invasivi come i silicati di etile con altri a bassissimo impatto ambientale come fosfati, ossalati e nanosilici in dispersione acquosa, e gel e sostanze filmogene e di laser per una pulitura selettiva e controllata.
La fattoria delle Ville pontificie. Gli stessi criteri biologici vengono seguiti per le Ville pontificie che includono il complesso di Castel Gandolfo, residenza estiva dei Papi. In una recente intervista all’Osservatore Romano, il direttore delle Ville Andrea Tamburelli, parlava di un «ecosistema in cui uomo, animali, piante e flora vivono in armonia». Nella fattoria, in particolare, sono allevati 80 bovini per la produzione giornaliera di circa mille litri di latte, che nel caseificio della fattoria stessa, diventa latte fresco pastorizzato, yogurt e formaggio sia fresco sia stagionato. Nella struttura ci sono inoltre 800 galline allevate a terra e all’aperto per la produzione di uova e 35 arnie con altrettante famiglie di api per il miele.
Il parco auto. Lo scorso mese di luglio sono entrate in funzione in Vaticano due city car interamente elettriche. Ma il sistema è destinato ad allargarsi e già è allo studio una rete di colonnine per il rifornimento di energia. Altre misure accompagnano questa minirivoluzione ecocompatibile. Nei distributori di carburanti del Vaticano è stato abolito il diesel tradizionale. Si vende solo l’ecodiesel. E ai dipendenti che abitano nel raggio di due chilometri dai confini dello Stato, viene inoltre caldamente raccomandato di raggiungere il posto di lavoro a piedi o con i mezzi pubblici.
Pannelli solari e solar cooling. Un’altra fonte di risparmio energetico per lo Stato vaticano è costituita dai 5mila mq di pannelli solari installati sul tetto dell’Aula Paolo VI, che – come sottolinea l’architetto Barbara Bellano, dell’ufficio studi e progetti del Governatorato – rendono autosufficiente dal punto di vista energetico la grande aula delle udienze, instradando inoltre il surplus prodotto anche agli edifici limitrofi. In tal modo vengono risparmiate 80 tonnellate di petrolio all’anno. Analogo discorso per l’energia elettrica finalizzata alla produzione di aria condizionata nell’edificio della mensa. L’impianto di solar cooling situato nell’immobile lo rende del tutto autonomo. «Il Pontificato di Francesco – concludono Tornini e Bellano – ci ha fornito una marcia in più sulla salvaguardia dell’ambiente. Già con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI era iniziato un percorso, che oggi si è notevolmente rafforzato ed esteso. Il Papa sta facendo moltissimo per l’ambiente. E per questo cerca di dare l’esempio a partire da casa sua».