Il direttore risponde. Il silenzio dell’islam la cultura dell’incontro
Caro direttore,
mi inserisco nel dialogo fra lei e Romano Bartoloni su “Avvenire” del 18 novembre. Bartoloni auspica che il grande e certamente maggioritario «islam moderato» scenda in campo «contro la serpe che gli cresce in seno». Lei parallelamente attende che i leader musulmani si muovano sulle orme pacifiche di papa Francesco. Auspici buoni il primo e il secondo, che tutti vorremmo veder realizzati, ma che purtroppo sono falliti in passato e tutt’ora tardano. Perché tardano? Perché è l’islam stesso che non permette, purtroppo. È dura da dire, ma senza il Quinto e l’Ottavo Comandamento dei cristiani, né i popoli, né gli intellettuali, né i leader musulmani potranno mai fare quel passo che auspichiamo. Nell’islam è sempre possibile uccidere o mentire al nemico, se questo è un «infedele». Mi pare sia anche nel Corano. E, comunque, il fatto che i «moderati» a un certo punto tacciano, dimostra che non hanno nessuna vera arma teorica in mano da opporre ai fanatici. Non c’è il rispetto della persona, in quanto tale. Ripeto purtroppo, ma occorre prendere atto della realtà anche quando è dura.
Franco Grilli - Mirandola (Mo)