Lettera ad Antonietta Gargiulo. Il Signore t'ha chiamata e tu gli hai risposto sì
«La mia vita oggi qui è un miracolo» e «l’odio, il male e il rancore non hanno vinto, nei nostri cuori regna un senso di pace, pietà e misericordia ». È il messaggio che Antonietta Gargiulo ha voluto inviare alla Comunità “Gesù risorto”, a poco più di un mese dalla tragedia che ha sconvolto la sua famiglia: il 28 febbraio scorso, il suo ex marito Luigi Capasso uccise, a Cisterna di Latina, le loro figlie di 8 e 14 anni e la ferì gravemente prima di suicidarsi.
«Il vero miracolo – afferma la donna, nel messaggio audio pubblicato sul sito della Comunità e datato 4 aprile 2018 – è l’amore che ha circondato me e soprattutto le mie bambine. La parola di Dio ha vinto sulla morte».
Antonietta carissima, in queste ultime settimane sei stata presente nella mia vita di uomo e di prete quasi continuamente. Ho pregato e fatto pregare per te il popolo a me affidato. Non osavo immaginare il momento in cui ti saresti svegliata dal coma. Nella vita ognuno porta la sua croce. Il dolore non dimentica l’indirizzo di nessuno, è vero. Ma quando si è presentato a casa tua, come un uragano, ha sfondato la porta e ti ha travolta senza darti nemmeno il tempo di capire. Ingigantito e inferocito come uno spaventoso animale preistorico ha distrutto tutto ciò che ha trovato sul suo cammino. Un dolore, il tuo, che anche a guardarlo da lontano spaventa. Hai perso Alessia e Martina, le tue bambine, la tua gioia, la tua vita. Il loro amore ti ripagava di tutti i sacrifici sofferti, le umiliazioni subite. E adesso non ci sono più. Una voragine che nessuno potrà mai colmare. Che farà da sola? Chi darà a questa mamma orfana due volte la forza per andare avanti? Dove troverà il coraggio per continuare il cammino della vita? Queste domande ce le siamo poste tutti, compresi coloro che si fidano di Gesù. La morte non ti ha voluto, Antonietta, dal coma ti sei svegliata. I disegni di Dio li conosce Dio. A noi spetta camminare alla fioca luce della sera. Pochi giorni fa abbiamo avuto la gioia di poter leggere i tuoi pensieri e, addirittura, ascoltare la tua voce. Una commozione unica. Nel silenzio della notte, ho sentito e risentito quell’audio tante volte. Mi sembrava di esserti seduto accanto, di tenerti per mano. Ho capito che il Signore, attraverso la tua esperienza di fede e di dolore, stava parlando alla sua Chiesa. Ho fatto silenzio. Commosso, con gli occhi bassi, ho ringraziato il Padre. Ho capito che con Dio non hai scherzato. Che di Gesù sei veramente innamorata. Hai saputo perdonare chi ti ha sconvolto l’esistenza. Sei una creatura stupenda.
«Il vero miracolo è che l’odio, il male, il rancore non hanno vinto nei nostri cuori. Ma regna un senso di pace, di pietà, di misericordia. Regna l’amore che si sta estendendo a cerchi concentrici come una goccia che sta arrivando da lontano. La parola di Dio ha vinto sulla morte e io lo posso testimoniare», hai detto. Le tue non sono parole, sono sangue che sgorga faticosamente dal tuo cuore lacerato. Sei diventata una cosa sola con il Cristo che pende dalla croce. Il Signore ti ha chiamata a seguirlo sulla via del Calvario, e tu gli hai detto sì. Con Maria hai raccolto il suo ultimo respiro. Con Simone di Cirene hai preso sulle tue spalle il legno che lo accasciava. Sai? Durante le Messe, domenica, ho parlato di te e di santa Faustina Kowalska. Faustina è volata in cielo ottant’anni fa. È santa. I fedeli non restano eccessivamente meravigliati delle virtù eroiche di questi giganti. I santi sono santi. Ma quando ho raccontato di te, della tua fede, del perdono con cui hai voluto accompagnare Luigi nel suo ultimo, tragico viaggio, il popolo di Dio è rimasto stupefatto. I credenti, con gli occhi lucidi, arrossati, hanno abbassato la testa. Allora abbiamo ripensato alle nostre vite; a tutte le volte che non siamo riusciti a perdonare una piccola offesa, uno sgarbo, una mortificazione. A tutte le volte che ci siamo lasciati rovinosamente travolgere dal nostro stupido orgoglio, dalla sciocca vanità, dal nostro egoismo. Davanti a te ci siamo sentiti piccoli, piccoli. Tu ci hai fatto capire che la fede non è un soprabito elegante da indossare nei giorni di festa, ma l’essere uniti a Cristo nei giorni feriali. La fede è una stupenda, incredibile, storia d’amore con il Signore della vita che niente e nessuno potrà mai distruggere. Abbiamo compreso che il cristiano non si appartiene più, ha liberamente fatto dono di se stesso a un Altro.
Il Signore non ti ha riparata dal dolore, ma ti ha donato la grazia e la forza di sopportarlo. E di trasformarlo in dono. Perché il tuo piccolo seme caduto in terra portasse frutto. Grazie, Antonietta. Davvero. Grazie per questo genuino, stupendo, limpido regalo che hai voluto farci. Un sorso d’acqua fresca nell’arsura della vita. Aveva ragione Paolo VI: «Il mondo non ha bisogno di maestri ma di testimoni». Gesù è vivo. È risorto. È veramente risorto. E tu, sorella, dopo due millenni, ci hai fatto toccare con mano il mistero della sua tremenda morte e della sua stupefacente resurrezione.