Solitudini che interpellano. Il signor A. che a 92 anni voleva solo stare a casa sua
Il signor A., 92 anni, di stare in una casa per anziani non ne voleva sapere. Aveva chiesto, pregato di poter tornare a casa, in Vallagarina, Trentino. Ma, niente. Il signor A. voleva la sua casa, il suo letto, il suo caffè in cucina al mattino. Semplicemente, voleva vivere dove aveva sempre vissuto e dove ancora, al piano inferiore, abita una figlia.
Nessuno lo ha ascoltato. Allora una mattina l’ospite ha imbottito le coperte del letto di cuscini, così che pareva stesse dormendo. E invece se l’è data a gambe. Agilmente è passato sotto il recinto del giardino. Poi come è riuscito a raggiungere casa sua, a 15 chilometri? Forse, vestito com’era di tutto punto, ha fatto l’autostop e subito qualcuno si è fermato, vedendo un anziano solo?
La mattina dopo, mentre lo cercavano ovunque, A. è stato trovato, tranquillo, a casa sua. Come ha sentito arrivare l’ambulanza si è barricato. «Lasciatemi stare», gridava «voglio solo restare qui». Addirittura, disperato, ha impugnato una sega elettrica. Quando però, infrangendo un vetro, sono entrati i carabinieri, il signore, evidentemente rispettoso dell’autorità, ha ceduto. «Non ha più detto nulla, si è arreso e si è lasciato legare sulla barella dell’ambulanza per essere portato in Pronto soccorso», riferisce l’edizione del Trentino del “Corriere”, riportando le parole di un operatore presente. E qui la storia che pareva curiosa si fa estremamente triste. «Non ha più detto nulla, si è arreso e si è lasciato legare…». Pare la cattura, seppure con delicatezza, di un evaso, o di un folle. Ma quell’uomo, a 92 anni, voleva solo stare a casa sua. Certo noi non sappiamo se il signor A. soffra di una demenza, da cui una terapia lo sta sollevando. Non sappiamo se, solo, prenderebbe i farmaci necessari. Magari già si è smarrito, oppure ha dimenticato di spegnere il fuoco in cucina. Forse nessuno dei suoi gli può badare.
Tuttavia, guardando la foto di quella Rsa – grande, moderna, ordinata – la tristezza di nuovo ti trafigge. Sembra una fabbrica. Una fabbrica per il mantenimento dei vecchi, fino alla loro ora. Saranno certo bravi gli infermieri, e accurate le pulizie. Ma al pensiero che un giorno possa accadere a te di essere ricoverato lì, senza volerlo, la tristezza si fa angoscia. Se, adeguatamente curati, degli anziani sono lucidi e vogliono vivere a casa loro, perché andare a riprenderli con le forze dell’ordine? Ci saranno certo dei motivi per cui il ricovero del signor A. era considerato inevitabile. Tuttavia se è riuscito a scappare, e, solo, a tornare a casa, quest’uomo non pare incapace di intendere. Che sia, come spesso accade, una questione di solitudine? Forse non si poteva lasciare quel vecchio solo con se stesso.
Un dubbio. Non accade che troppo facilmente si ricoverino persone cui basterebbe una badante, o anche solo l’aiuto di una portinaia, di un vicino? A leggere, pare quasi che allo scoccare di una certa età scatti automaticamente una presunzione di incapacità di un uomo, o di una donna, di decidere della propria libertà. Da giovani, si tende a pensare che la vecchiaia non ci riguarderà. Ma un quarto della popolazione italiana ha più di 65 anni. E quindi simili episodi non sono, affatto, cronaca minore. Riguardano il destino che, prima o poi, sarà nostro. Ricordiamoci, e lo abbia a cuore chi governa, che siamo sempre uomini, a qualsiasi età, con affetti e diritti, e nostalgie profonde e degne. Non siamo vuoti a perdere da stivare in ordinati ma anonimi falansteri - ad aspettare a una finestra l’ora che verrà.