Opinioni

Il segreto di una buona informazione è la competenza unita all'umiltà

Marco Tarquinio venerdì 16 ottobre 2020

Caro direttore,
trovo proprio centrato l’argomento “ignoranza” al centro della rubrica di Gianni Gennari pubblicata martedì 13 ottobre. Da tempo combatto con chi è convinto che... basti parlare! Pochi hanno la capacità di comunicare correttamente una notizia o un pensiero. Se poi si tratta di stampa, peggio ancora! C’è gente che espone al mondo intero i propri limiti ed errori. E allora... meglio astenersi dal parlare a vanvera o riferire argomenti dei quali non si è competenti! Grazie, direttore, per questo giornale che leggo tutte le volte che compro un quotidiano. E mi sono resa conto, comunque, che tanti hanno iniziato a leggerlo...

Norma Rosanna Bottini

Grazie, gentile e cara signora Bottini, per il suo apprezzamento e per la fiducia che sta dando ad “Avvenire”, cioè al nostro quotidiano lavoro. Ha proprio ragione: parlare e scrivere a vanvera è disastroso e la competenza è una gran virtù. E questo vale per tutti, giornalisti e no. Una competenza difficile e specifica di noi giornalisti, però, dovrebbe essere quella di saper mediare – informando correttamente i nostri lettori – anche a proposito di ciò di cui non siamo esperti. Si può, eccome. Ma, per riuscirci, bisogna essere liberi da pregiudizi e precomprensioni, disposti a leggere a fondo la realtà e a cogliere l’essenziale, capaci di fare domande giuste e ascoltare per davvero le risposte. In poche parole – le uniche che mi sembrano adeguate – bisogna essere umili. Di quell’umiltà che consente di rispettare fatti e persone, di stare a schiena diritta davanti ai potenti e di inchinarsi solo davanti ai lettori. E non per piaggeria, ma per raggiungerli meglio. O almeno onestamente provarci.