Sarebbe una cosa grande. Se anche solo uno su dieci dei cinque milioni di islamici che vivono in Francia rispondesse all’appello del Consiglio francese per il culto musulmano e domenica si recasse in una chiesa, nell’ora della Messa, in segno di solidarietà dopo Rouen, sarebbe davvero una cosa grande. Tanto grande che, abituati come siamo al cinismo e al pessimismo, quasi fatichiamo a crederci. Davvero gli islamici di Francia sapranno seguire l’invito e si spingeranno nelle chiese, in segno di «solidarietà e compassione» – così recita il comunicato del Cfcm – per il «vile omicidio» di un sacerdote?
Domenica vedremo. Intanto però si può dire che già questo appello, dall’organismo che rappresenta in maniera ufficiale le 2.500 moschee del Paese, è ciò che si sperava, uno dei segni che si attendevano. Non solo la presa di posizione di un imam o di un altro, ma l’invito a un gesto corale. Troppo grande è stato l’orrore di Saint-Etienne-du-Rouvray, di un prete anziano e inerme massacrato, perché bastino parole isolate o estemporanee. C’era, in quel coltello sulla gola di un sacerdote cattolico, il timbro sinistro di un incubo: una pulizia etnico religiosa premeditata da una minoranza aggressiva, e insieme una sottesa minaccia: se è un obiettivo la chiesa di un piccolo paese francese, ogni vostra chiesa è un obiettivo.
Troppo duro, ingiusto e pesante l’urto di Saint- Etienne, perché bastino, a fronteggiarlo, parole leggere. La scelta del Consiglio francese per il culto musulmano è invece forte: recarsi fisicamente in una chiesa, dire: vi siamo vicini. Sarebbe un gesto fondamentale in una Francia, per non dire in un Occidente, che con il fiato sospeso sta misurandosi con questo luglio di sangue e con le energie civili, morali e spirituali di cui dispone. Sarebbe una solidarietà benefica, come pioggia sulla terra resa arida da spietati e folli seminatori di odio, mentre le grida degli xenofobi e degli ipernazionalisti tendono a identificare tutti gli islamici del mondo con il 'nemico', mentre uno scenario angoscioso da 'guerra' non dichiarata e però feroce e totale appare non più un assurdo spettro, ma una possibilità, seppure lontana, in un almeno un Paese d’Europa già troppo martoriato. Potrebbe essere, la prossima domenica nelle chiese francesi, un segno di pace anche per un Vecchio Continente che dopo Nizza, Monaco, Ansbach, Rouen, si sente stretto nella morsa dell’angoscia, e si chiede se un lungo arco di anni di pace stia esaurendosi, per mano di solitari ed efferati terroristi. Bisognerà vedere se i musulmani di Francia raccoglieranno l’appello: se condividono la nostra volontà di pace o se già, sentendosi sommariamente accostati agli estremisti, non hanno maturato una posizione ostile o timorosa. Bisognerà vedere, e bisogna pregare per questa domenica francese. Quale respiro buono verrebbe a tutti noi, se davvero accadesse, da una domenica francese di solidarietà e di pace.