Campagna globale. Il sapere di Israele a disposizione contro spreco e scarsità di acqua
Caro direttore,
la crisi idrica globale e il cambiamento climatico: dal disastro all’opportunità. Il 22 marzo si celebra la Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day), ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992: un’occasione per riflettere sulla crisi idrica globale, sui nostri comportamenti, sia come individui sia come società e uno stimolo a cercare soluzioni condivise a un problema che può mettere a rischio la nostra sopravvivenza.
Nel primo capitolo della Genesi l’acqua è la sostanza originaria su cui si libra lo spirito divino: «La terra era informe e deserta e l’oscurità ricopriva l’abisso, mentre lo Spirito di Dio si librava sulla superficie dell’acqua» (Gen 1,2). È indicativo il fatto che «lo Spirito di Dio» voli, sopra l’acqua e non sopra uno degli altri elementi originari della creazione.
La cultura ebraica, come si capisce dalle sue festività, tiene in considerazione i ritmi naturali, il cambiare delle stagioni, i cicli agricoli. Basta pensare al rispetto dello Shabbat, il sabato, un momento in cui l’uomo cessa di esercitare la sua influenza sulla natura. Di Shabbat, infatti, è necessario astenersi da qualsiasi atto “creativo”, vale a dire da qualsiasi atto che in qualche modo modifichi la natura.
La catastrofe del coronavirus che ha colpito tutta l’umanità deve aiutarci a capire che per difendere la nostra «casa comune» e la nostra esistenza è necessaria la cooperazione. Adesso che la pandemia in gran parte del mondo volge al termine, dobbiamo concentrarci sulla minaccia esistenziale più urgente: il riscaldamento globale e il cambiamento climatico che minacciano il ciclo delle precipitazioni. In questo contesto riteniamo che soluzioni tecnologiche innovative alla crisi idrica possano essere una parte centrale della nostra battaglia nell’affrontare questa pressante sfida.
La stretta connessione tra la crisi idrica e la crisi climatica è stata rilevata nella dichiarazione di sintesi della Cop27 e sarà un tema centrale nella Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua che si riunirà oggi, in occasione della Giornata dell’acqua. Ci sono infatti ancora aree del mondo “fortunate” in cui l’accesso all’acqua potabile è facile e immediato (basta aprire un rubinetto nelle proprie case) ma in molti Paesi questa accessibilità è limitata o quasi inesistente. Si stima che circa 2,5 miliardi di persone (il 36% della popolazione mondiale) vivano in aree con scarsità d’acqua, un fenomeno destinato a peggiorare. La scarsità d’acqua, e la conseguente desertificazione, è causa di migrazioni, guerre e conflitti, mettendo centinaia di milioni di persone in tutto il mondo a rischio nei prossimi anni.
Per superare questa crisi, dobbiamo capire che ciò comporta la formulazione di una campagna globale che richiede che tutti i passaggi necessari siano integrati insieme, come ad esempio: guidare ed educare alla conservazione dell’acqua; aumentare l’efficientamento del suo utilizzo; accumulare finanziamenti internazionali, pubblici e privati; risanare le fonti d’acqua inquinate; incoraggiare gli investimenti, la ricerca e lo sviluppo e, prima di tutto, imparare a praticare ovunque una buona gestione dell’acqua disponibile.
Israele può dare, in questo senso, un contributo significativo in quanto Paese con uno dei sistemi idrici più avanzati al mondo e con un’abbondanza di ricerca e sviluppo e tecnologie innovative. Un esempio è il trattamento e il riciclaggio delle acque reflue in cui deteniamo un record mondiale, con il 95% delle nostre acque reflue trattate, di cui quasi il 90% viene utilizzato in agricoltura. Un altro campo in cui siamo leader è la prevenzione delle perdite idriche nei sistemi urbani. Mentre in Israele solo una piccola percentuale dell’acqua viene persa nei sistemi di approvvigionamento urbano, in altri Paesi questo tasso può raggiungere percentuali altissime. Il paradosso è che spesso questo speco si verifica in Paesi aridi.
La desalinizzazione dell’acqua di mare, l’uso di acqua salmastra in agricoltura, l’irrigazione a goccia, lo sviluppo di varietà agricole che consumano meno acqua e persino l’estrazione di acqua dall’aria, sono tutti campi sviluppati in Israele. Noi desideriamo condividere tutto il nostro know-how con le altre nazioni. Se questa divenisse la situazione in tutto il mondo, sarebbe possibile ridurre notevolmente e prevenire l’inquinamento ambientale e la distruzione dei sistemi naturali, consentendo allo stesso tempo all’acqua trattata e purificata di rifluire nella natura e nell’agricoltura.
Un altro fattore fondamentale in questa battaglia per la vita è l’educazione: in troppi Paesi l’acqua si dà per scontata ma ormai è chiaro che la forma mentis delle persone deve cambiare radicalmente.
Con l’enciclica Laudato si’, papa Francesco nel 2015 ha proposto di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra «casa comune» nella ricerca di uno sviluppo sostenibile integrale, perché non dobbiamo dimenticare che nel mondo tutto è strettamente connesso. «L’acqua potabile e pulita rappresenta una questione di primaria importanza. L’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani», ribadisce il Papa. Sì, l’acqua è vita.
Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede