Delitto di Caivano e arresto del presunto colpevole Ventiquattro giugno di due anni fa. Una orribile tragedia sconvolge il ' Parco verde', quartiere povero e degradato di Caivano. Quartiere nel quale, con gioia, esercito la mia missione di parroco. Fortuna Loffredo, una dolcissima bambina di sei anni, precipita dallo stesso palazzo dal quale, un anno prima, era precipitato e morto Antonio Giglio, suo amichetto di quattro anni. L’angoscia è destinata a crescere quando l’autopsia rivela che la piccola aveva subito ripetuti abusi sessuali. La caduta era da mettere il relazione alle violenze? Il pedofilo si era trasformato in assassino? E chi era ? La gente cominciò a guardarsi con sospetto. Tutti dubitavano di tutti. Anche certa stampa non ci rese, allora, un buon servizio. Ci fu chi – con una superficialità che sgomenta – mise in relazione povertà e pedofilia. E poiché la verità tardava ad arrivare, gli abitanti del rione, vennero da qualcuno tacciati di omertà. Non sempre, purtroppo, il bene delle persone e l’amore per la verità hanno la precedenza. Chi avrebbe dovuto difendere gli innocenti che con quegli scempi non c’entravano niente? Compresi che quel compito toccava a me. Anche a costo di essere frainteso. Il pastore non abbandona le pecore in balia dei lupi. Fin dal giorno del funerale, durante l’omelia, avevo gridato: «Chi sa parli. È nostro dovere. Non rendiamoci complici del male...». Ma avevo anche aggiunto: «Chi non sa taccia. Non dica cose insensate. Non gettiamo inutili croci addosso a qualche innocente, povero e disoccupato, che non potrà nemmeno permettersi un avvocato». La verità, non una qualche 'verità'. In questi due lunghi anni, Fortuna, anche grazie a programmi televisivi intelligenti e seri, è entrata in tante case. Un anno dopo la tragedia, la parrocchia con a capo il vescovo di Aversa, la scuola, gli abitanti del ' Parco verde' sfilarono per le strade. Bambini e adulti, mamme e ragazzine indossarono magliette con impresso il volto di Fortuna e la scritta 'vogliamo giustizia'. Non sempre abbiamo creduto che si potesse arrivare alla verità. E il pensiero che il pedofilo – o i pedofili – fosse ancora in libertà ci toglieva la pace e la serenità. Mimma, la mamma di Fortuna, intanto, con i suoi bambini era scappata via da Caivano ed aveva trovato riparo al Nord. Ieri è arrivata la notizia tanto attesa. Grazie proprio alle testimonianze di altri bambini. Dell’omicidio di Fortuna è ritenuto responsabile Raimondo Caputo, compagno di Marianna Fabozzi, mamma del piccolo Antonio Giglio. Marianna fu l’ultima persona a vedere in vita Fortuna prima che fosse ritrovata senza vita sul selciato. Gli inquirenti hanno sempre avuto gli occhi fissi su quella famiglia. Sei mesi fa Raimondo Caputo è stato arrestato per violenza sulla loro piccola di tre anni appena. Storie di una tristezza infinita. «Giusitizia è fatta», grida qualcuno. E partono anche vendette private. Invece no. Per questi orripilanti crimini nessuno mai sarà in grado di fare giustizia. Per chi ha il dono della fede, sapere che Fortuna e Antonio stiano giocando oggi con i più begli angeli del Paradiso è di grande conforto. Resta però il misfatto. Resta il dramma immenso della pedofilia. Un dramma sottovalutato. Mai affrontato con la dovuta scientificità, serietà e severità. Dramma di cui si parla solo a scempi già avvenuti. A danni già compiuti. I bambini vanno difesi, salvaguardati, tutelati. Per farlo occorre arrivare prima. Ben magra consolazione sarà l’arresto del pedofilo. I bambini non si toccano. Vanno messi al centro della nostra riflessione e delle nostre scelte. La pedofilia è trasversale tra le fasce ricche e quelle povere. Tra persone colte e ignoranti. Ogni generalizzazione è falsa e pericolosa. E rischia di diventare un regalo ai colpevoli. La mia parrocchia tira oggi un gran respiro di sollievo. Individuato il presunto reo, gli abitanti possono continuare a camminare a testa alta. E a pretendere il rispetto dovuto a tutti. Il pensiero corre, oltre alla famiglia Loffredo, anche a quella di Raimondo. Ai suoi bambini ospitati in casa famiglia. Una carezza particolare, però, è riservata a te, piccola Fortuna sfortunata. Che la tua morte non sia vana. Che, anche grazie al tuo sacrificio, nessun bambino più abbia a soffrire e a morire.
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