Botta e risposta. Il ragazzo nero, la capotreno e una foto. La trappola dell'odio
Gentile direttore,
l’articolo «La bufala viaggia in treno» sull’inserto “Popotus” del 15 febbraio 2018 inizia con: «Un ragazzo di colore viaggia sul Frecciarossa Roma-Milano. È lunedì. Si avvicina il controllore – una donna – e lui mostra un foglio di carta. La capotreno gli spiega che quello non è il biglietto, ma lui non capisce. [...]». Il racconto prosegue con la stigmatizzazione del passeggero di fronte, che ha fotografato e pubblicato sul proprio profilo Facebook la foto del presunto viaggiatore a sbafo diventata virale e, contestualmente, una fake news di stampo razzista. L’articolo però non erudisce i giovani lettori sulla figura del capotreno, la persona più qualificata a giudicare se un foglio di carta esibito da un passeggero è o non è un “biglietto di viaggio”, per cui chiunque, esibendogli il biglietto stando seduto nel posto sbagliato, al massimo viene invitato a occupare il posto giusto. O a mostrare un altro documento. Ma l’articolo, insensibile a questa ovvietà, spara a zero sui pregiudizi di chi ha visto nell’episodio un caso di inciviltà, dimenticando che fra i pregiudizi c’è anche il concetto dei capotreni che fanno il loro mestiere senza dire sciocchezze... Il che non sembra molto saggio, dato che i pregiudizi sono i pilastri su cui reggono in gran parte gli automatismi psicomotori tanto necessari alla quotidianità (basti pensare a come affronteremmo una rotatoria cittadina in ora di punta se la nostra guida fosse priva di movimenti istintivi, cioè gestiti dai pregiudizi, e affidata alla sola razionalità). Da come l’ha raccontata “Popotus” e il giorno prima Antonella Mariani l’ha commentata su “Avvenire”, c’è una micidiale discrepanza fra ciò che avrebbe accertato la capotreno e ciò che avrebbe comunicato ore dopo Trenitalia. In buona sostanza: è questa la notizia vera da cui scaturisce quella evidenziata e dalla quale si vuol trarre una morale. Ma gli inesperti lettori di “Popotus” devono proprio arrivarci da soli a capire quando dietro una bufala se ne nasconde un’altra?