Quei commenti su Caterina. Il primato e i primati
Prese di posizione e silenzi che mancano di affrontare la questione principe: il riconoscimento di un valore assoluto, di quel principio naturale che pone al vertice di tutto la vita umana e la sua salvaguardia. Sul rapporto tra uomo e creato, tra uomo e animali, ci si interroga da molto tempo. Nella stessa Chiesa la sensibilità su questi temi è cambiata e si è accresciuta, sottolineando per l’uomo soprattutto il ruolo di 'custode' attento del creato – non più di 'padrone' del giardino terrestre – sollecitando una maggiore responsabilità verso la natura.
Bene perciò discutere, ad esempio, se l’attuale sistema di alimentazione, che prevede uno sfruttamento intensivo degli animali, sia necessario in queste modalità o sia possibile incentivare alternative al tempo stesso meno 'cruente' e più 'salutari'. Giusto anche promuovere il rispetto verso gli animali e di conseguenza evitarne le sofferenze inutili.
D’accordo perciò nel cercare di limitare allo stretto necessario la sperimentazione sugli animali e, infatti, la stessa ricerca scientifica sta evolvendo in tale direzione. Fin tanto però che tale sperimentazione resterà necessaria a individuare le cure alle malattie dell’uomo (o ad evitare terribili effetti negativi dei farmaci, come accaduto per la Talidomide) il primato della salvaguardia della vita umana impone una scelta netta.
Altrimenti tutto finisce sullo stesso piano: i primati come le persone, i topolini come i bambini. E a quel punto se l’uomo è solo una delle tante specie della biodiversità terrestre, perché preoccuparsi di quegli esemplari che presentano dei 'difetti' o versano in condizioni di debolezza? Il timore, allora, è che a costituire un problema per molti sia proprio questo: perché se ci si inchina davvero alla vita umana e la si riconosce valore preminente come tutte le Carte dei princìpi affermano, diventa poi difficile e persino impossibile giustificare certe disumane leggi e pratiche delle singole culture e nazioni.