Il voto sul copyright. Il pensiero e la bellezza comune: patrimonio comune
Caro direttore, domani, mercoledì 12 settembre, si ripartirà con una serie di votazioni all’Europarlamento sulla proposta di direttiva sul copyright nel mercato digitale; a luglio era stata bocciata la proposta globale, ora si voterà sui singoli emendamenti. Il copyright è importante. Ci ha permesso di superare la fase storica in cui gli artisti erano alla mercé dei capricci dei mecenati, rendendo loro possibile il vivere dei proventi delle proprie opere. La creazione intellettuale è insomma diventata un lavoro a pieno titolo, non un semplice modo di divertirsi. All’atto pratico era indubbiamente più semplice far rispettare il copyright quando la replica di un’opera era costosa e non alla portata di tutti; ma il fatto che internet abbia eliminato quelle barriere non può né deve essere una scusa per eliminare i diritti degli autori e proporre il 'tutto gratis'. Wikipedia è estremamente attenta nell'eliminare ogni contributo protetto da copyright, rispettando la volontà implicita degli autori. Un controllo automatico, come era stato genericamente richiesto, porterebbe a guai peggiori: il mese scorso l’europarlamentare Julia Reda ha denunciato che un articolo da lei scritto contro i filtri automatici per il copyright era stato censurato proprio da uno di tali filtri. La cosa sarebbe ironica, se non mostrasse come sia troppo facile giungere alla censura con la scusa di un trattamento automatico e dunque teoricamente oggettivo.
Il copyright è però solo un lato della questione. L’obiettivo originario del diritto d’autore era lo sviluppo e la trasmissione del pensiero e della bellezza, e richiede due contrappesi: il pubblico dominio e la libertà di panorama. Sono principî giuridici non ancora garantiti dal diritto Ue, ma necessari per garantire il bene comune e la sua coltivazione da parte della comunità: non solo gli autori passati, ma anche quelli futuri. È nel pubblico dominio ciò che non è soggetto ai diritti esclusivi di nessuno, come un’opera il cui autore sia morto da 70 anni, o un semplice fatto che tutti sono liberi di esprimere con parole proprie. Grazie al pubblico dominio, i nostri studenti possono per esempio lavorare sui testi di Rosmini o Ardigò in Wikisource, la biblioteca digitale aperta, oppure possiamo scrivere nuove opere adattando fiabe vecchie di secoli. Se non si difende il pubblico dominio dagli azzeccagarbugli, le biblioteche non possono preservare il passato e i nuovi autori non possono esprimere la propria creatività. Per fare un esempio, per molti libri di qualche decennio fa - le opere cosiddette 'orfane' - autori ed editori originari sono irreperibili, ma non li si può digitalizzare e rendere disponibili a tutti perché il copyright permane, non si sa a favore di chi. La libertà di panorama, consolidata nei Paesi nordici, è invece meno nota: consente al fotografo di disporre pienamente dei diritti d’autore sulla propria foto di uno spazio pubblico, senza chiedere permesso preventivo a ogni architetto e scultore che abbia contribuito a un oggetto raffigurato.
La libera pubblicazione di foto delle nostre bellezze è al centro di Wiki Loves Monuments, concorso fotografico cui aderiscono anche centinaia di chiese e varie diocesi piemontesi. Se la libertà di panorama fosse affermata a livello Ue, potremmo documentare tutte le opere artistiche recenti, e secondo un sondaggio oltre i due terzi degli architetti ne sarebbero felici. Politici e commentatori hanno finora trascurato queste due misure, nonostante siano richieste da centinaia di esperti ed enti culturali europei, forse perché non vedono quali benefici economici possano produrre. La legge dovrebbe però pensare anche al bene generale dei molti, e se necessario avere il coraggio di eliminare alcuni piccoli privilegi per poche persone. Emendamenti in tal senso erano stati presentati, ma non accettati, in fase di scrittura della delibera. E senza consapevolezza da parte di tutti noi è difficile ottenere risultati.
*Portavoce di Wikimedia Italia