Il Papa, Pannella, la croce di Romero. «Spes contra spem». E noi a piedi scalzi
Un amico giornalista e radicale condivide con me quella che probabilmente è stata l’ultima lettera di Marco Pannella, scritta poco prima della morte e inviata a papa Francesco di ritorno, in quel 2016, dai campi profughi di Lesbo. L’accolgo volentieri, con rispetto, commozione e anche un po’ di disagio...
Valter Vecellio
direttore di “Proposta Radicale”
Roma 22 aprile 2016
Caro Papa Francesco,
Ti scrivo dalla mia stanza all’ultimo piano – vicino al cielo – per dirti che in realtà ti stavo vicino a Lesbo quando abbracciavi la carne martoriata di quelle donne, di quei bambini, e di quegli uomini che nessuno vuole accogliere in Europa. Questo è il Vangelo che io amo e che voglio continuare a vivere accanto agli ultimi, quelli che tutti scaricano. Questa passione è il vento dello “Spirito” che muove il mondo. Lo vedo dalla mia piccola finestra con le piante impazzite che si muovono a questo vento e i gabbiani che lo accompagnano. In questo tempo non posso più uscire, ma ti sto accanto in tutte le uscite che fai tu. Un pensiero fisso mi accompagna ancora oggi: spes contra spem. Caro Papa Francesco, sono più avanti di te negli anni, ma credo che anche tu ti trovi a dover vivere spes contra spem. Ti voglio bene davvero.
Tuo Marco
Caro Valter, caro collega e amico, ho letto con rispetto, commozione e un lieve senso di disagio le tue gentili righe e la breve e intensa lettera che Marco Pannella inviò al Papa il 22 aprile 2016 e che tu hai condiviso con me.
Rispetto. Quello che si deve a un protagonista della vita pubblica del nostro Paese giunto col suo fardello di passioni e di ragioni all’ultimo tratto del cammino terreno e che, in quel passaggio decisivo, sa tenere gli occhi sul cammino povero, faticoso e duro di altri esseri umani, vite appese ai confini d’Europa da un arbitrio che si fa legge.
Commozione. Quella che è inevitabile quando si scopre sulla bocca e nella penna di un «laico inossidabile», capofila di battaglie assai dure su alcuni temi cruciali dell’umanesimo cristiano e cattolico, un respiro e una fioritura di parole teneramente e persino spudoratamente cristiani. E non penso soltanto al motto paolino spes contra spem, infinitamente caro a Giorgio La Pira e che Pannella ha spesso citato e, alla sua speciale e spesso provocatoria maniera, cercato di incarnare.
Disagio. Quello che mi prende sempre di fronte a squarci sull’anima di persone giunte al culmine dell’esistenza: sono “stanze” in cui quelli come te e come me possono solo entrare in silenzio, e comunque a bassissima voce, e a piedi scalzi.
Conosco la croce che il gran capo del Partito radicale ha potuto tenere con sé in quei momenti. È la croce di un martire, il santo vescovo Oscar Arnulfo Romero, ucciso sull’altare il 24 marzo 1980 da uomini di uno “squadrone della morte” del regime salvadoregno. Conosco e so il peso di quella e di ogni altra croce che rimette sotto i nostri occhi, nelle nostre mani e – se lo permettiamo – nei nostri giorni (pochi o tanti che siano) un infinito dovere e un infinito amore. E capisco, caro Valter, perché Pannella non riuscisse a staccarsene. Su di essa sono inchiodate e attraverso essa risorgono la Parola e la speranza. Spes contra spem, appunto. Buona Domenica delle Palme