Maternità. Il no all'utero in affitto un sì a salvare l'umano
Caro direttore,
salvare l’uomo da se stesso. Salvare l’umano nell’uomo, è la sfida del terzo millennio. Al diminuire del senso di Dio pare crescere a dismisura la pretesa d’onnipotenza umana che sembra non accettare più l’umiltà di riconoscere limiti. Grazie allo sviluppo incessante delle scienze e tecniche, tutto appare acquisibile. Scrive James Joyce nell’Ulisse: «Ecco da cosa si vede il buon commerciante. Ti fa comprare quello che lui vuol vendere».
E per questo il mercato, da cittadini, tende a trasformarci in collezionisti di desideri. Inarrestabile pare l’abbandono dell’individuo alla furia del pensiero utilitaristico. E la nuova frontiera del consumismo è il corpo gestibile a piacimento. Il liberismo procreativo è una tappa di questo processo ove, pensandoci decisori di noi stessi, finiamo decisi da altri. La gestazione per altri, più crudamente utero in affitto, è il nuovo business che maschera lo sfruttamento dei desideri. In Francia nel 2014 Jacques Delors e altri autorevoli esponenti della sinistra, denunciarono questa deriva chiedendo all’allora presidente Hollande di chiudere le possibilità di aggirare le norme che lo vietano tramite il riconoscimento dei figli 'acquisiti' nei paesi ove tale pratica è consentita. Una risoluzione del Parlamento europeo nel 2015 si espresse per l’abolizione universale.
La questione si riaccende ora da noi con una proposta legislativa di Fratelli d’Italia che ne propone la messa al bando universale, imbarazzando alcuni settori della sinistra. Si sono distinti Stefano Fassina e Stefano Lepri, rispettivamente parlamentare di LeU e del Pd, che in due diversi interventi a lei indirizzati, direttore, si sono schierati a favore della proposta di legge. Fassina lo ha fatto anche ricordando come Pier Paolo Pasolini denunciasse la deriva consumistica della nostra società. L’ecologista no global francese José Bové sostiene : «La maternità surrogata rappresenta la forma di strumentalizzazione della donna più insopportabile che ci sia. Si tratta di una strumentalizzazione mercantile dei poveri, fondata sull’idea ambigua del diritto al figlio. Nessuno ha diritto a un figlio. Un bambino non è una mercanzia».
E proseguiva: «Questa pratica rientra nella manipolazione della vita che denunciamo nel caso delle piante e degli animali. Le nostre società si devono confrontare oggi con una logica di selezione ed eugenismo. In questo quadro generale, mi oppongo alle tecnologie predisposte in realtà per opporsi alla natura attraverso l’imposizione di scelte artificiali». Sono argomentazioni che trovano saldo punto di riferimento, oggi, nell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco ove la questione dell’emergenza ambientale viene organicamente ricondotta a una concezione dell’uomo geneticamente legato alle natura-grembo ovvero a una ecologia umana integrale. Francesca Izzo, accademica, e già parlamentare del Pd, si schiera contro la surrogata: «È una pratica degradante per la donna e il bambino. Si stravolge il principio di autodeterminazione delle lotte femministe quando si parla di utero in affitto, un assemblaggio per fabbrica di neonati». L’ideologia libertaria coniugandosi con le logiche di profitto più cieco, può bruciare i capisaldi della nostra civiltà.
Sulla maternità surrogata e su altre questioni a questa vicine, il dibattito bioetico ha rivelato negli ultimi anni un conflitto fra una sinistra radicalmente libertaria e una sinistra solidale che non intende svendere i portati della tradizione umanistica d’ispirazione cristiana e laica che hanno propiziato la Costituzione. Partendo da quanto ha affermato la Corte costituzionale nel 2017 (la maternità surrogata offende la dignità della donna minando nel profondo le relazioni umane), occorre un confronto politico intellettualmente onesto e libero per riconoscere nuovamente una naturalis ratio nell’essere madri, padri e figli nel tempo del mercato e dei contratti persino sull’umano. L’etica della responsabilità individuale lega la sorte di ciascuno a quella dell’intera umanità.