Opinioni

Giornata mondiale per i disabili. Svolta culturale per superare i tanti pregiudizi

Vittorio A. Sironi sabato 3 dicembre 2022

Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata dedicata alle persone con disabilità, per promuoverne i diritti e la piena dignità. Una ricorrenza importante per aiutare a riflettere su come superare le difficoltà esistenziali e i pregiudizi culturali che ancora troppo spesso riguardano i disabili. Già dal 1981 l’Organizzazione delle Nazioni Unite aveva sollecitato i Paesi membri a definire concretamente un piano d’azione focalizzato alla prevenzione e alla riabilitazione della disabilità, ma soprattutto teso a mettere in atto politiche sociali per consentire a queste persone di godere pari opportunità, piena partecipazione e uguaglianza rispetto agli altri cittadini. Nel 1992, per ricordare tale impegno, venne istituita questa Giornata internazionale che si ripete ogni anno.

«L’inclusione sociale delle persone con disabilità – si legge al riguardo sul portale dell’Onu – è una condizione essenziale per sostenere i diritti umani, lo sviluppo sostenibile, la pace e la sicurezza. L’impegno a garantire i diritti delle persone disabili non è solo una questione di giustizia. È un investimento per un futuro comune».

Il 15% della popolazione mondiale, oltre un miliardo di persone, è affetto da qualche forma di disabilità, l’80% di queste vive nei Paesi a più basso reddito. Una condizione che non permette alla maggior parte delle persone disabili di fruire di un’adeguata assistenza sanitaria, e questo – a sua volta – pesa, sino a causare l’esclusione familiare e la discriminazione sociale. In Italia i disabili sono circa un milione e mezzo, più del 5% dell’intera popolazione. Numeri importanti con gravi ricadute sociali. Anche nei Paesi ad alto tenore economico di vita, nonostante i progressi normativi di questi ultimi decenni, l’impatto della disabilità sul mondo del lavoro resta elevato: solo il 30% di persone disabili è occupato stabilmente.

«Le persone con disabilità – rileva ancora il sito dell’Onu – costituiscono uno dei gruppi più esclusi della nostra società». Sia perché spesso le norme giuridiche a loro favore non sono attuate, sia perché sul piano sociale e culturale i “diversi” (come vengono spesso percepiti i disabili, e molti fatti di cronaca, anche recenti, purtroppo lo testimoniano) sono ancora oggetto di gravi discriminazioni.

In questi ultimi anni, superare la disabilità è diventato tecnicamente più facile. Grazie ai progressi della medicina del recupero (che mira a “ri-abilitare”, dare cioè nuove abilità in luogo di quelle perse per malattia, trauma o incidente), si utilizzano sempre più, oltre alle metodiche fisiatriche classiche, macchine e apparati efficienti (esoscheletri, robot, protesi “intelligenti”, spesso bioniche) insieme a sistemi virtuali di rieducazione in grado di rendere le persone disabili capaci di convivere meglio con la loro nuova condizione, facendo di questa un punto di forza per recuperare le capacità residue dell’organismo – ridotte, ma mai assenti – indirizzandole alla realizzazione di nuovi obiettivi esistenziali. Le straordinarie imprese degli atleti paralimpici ne sono la dimostrazione più eclatante.

A tutto questo si è arrivati attraverso un lungo percorso storico, caratterizzato da un grande travaglio culturale, che è passato dal rifiuto all’accettazione della disabilità, dalla consapevolezza al superamento dell’handicap che il disabile vive in prima persona. Nonostante questa evoluzione concettuale ancora oggi purtroppo molte sono le discriminazioni nei confronti delle persone disabili e della loro “diversità”. È quindi fondamentale vedere la riabilitazione non solo come espressione di un processo medico sempre più efficiente, ma come auspicata tappa finale di un percorso capace di generare un radicale cambiamento culturale in una società, la nostra, che ancora ha un forte pregiudizio verso la disabilità.

Per prevenire e superare la disabilità (e l’handicap che ne consegue) non basta intervenire sull’individuo portatore di tale condizione. Sono la collettività e la società che devono essere riplasmate: con l’attuazione di norme mirate, con una conoscenza più adeguata dei problemi, con un atteggiamento consapevole della piena dignità umana dei disabili e dei diritti di cui essi, più di altri, devono poter usufruire.