Ragazzi insensibili al male. Il massacro di una capretta fa ricordare i giovani nazisti
Un gruppo di ragazzi ha fatto morire a furia di calci sulla testa una capretta. È successo dalle parti di Anagni. Grande prova di crudeltà e di stupidità. Erika, figlia di Thomas Mann, vissuta dunque al tempo del nazismo imperante in Germania, ha scritto un libro-diario sull’educazione dei ragazzi del suo tempo, a scuola, e purtroppo l’ho letto: dico “purtroppo” perché il libro racconta un sacco di nefandezze, che quando ti sono entrate nella testa non ne escono più. Con quelle nefandezze lo Stato nazista intendeva forgiare il cervello, il cuore e i nervi del ragazzo nazista affinché diventasse un perfetto uomo nazista.
Cosa doveva imparare il ragazzo sotto il nazismo? Essenzialmente la crudeltà, perché poi da uomo doveva fare azioni crudeli: più crudeli erano le azioni che lui faceva, più perfetto era lui come nazista, e di quelle azioni crudeli doveva portare a scuola da bravo studente ogni giorno nuove prove, affinché l’insegnante potesse valutarlo e premiarlo. Erika racconta che un ragazzo fu premiato perché aveva portato come prova della propria crudeltà gli occhi del suo gatto: lui li aveva cavati dalla testa del gatto con le dita.
Quando lessi il libro di Erika Mann per la prima volta non riuscivo a capire come si possa tirar fuori gli occhi dalla testa di un gatto vivo. Non riesco a capirlo neanche adesso, per la verità. Il gatto è un animale sgusciante e imprendibile, non si lascia fermare, non si lascia bloccare. Come lo stringi fra le mani, senti che vibra in tutti i muscoli, sembra un motore elettrico. Cavare gli occhi con le dita è l’operazione che si è autoinflitto Edipo, quando la Pizia gli aveva rivelato che aveva ucciso suo padre e sposato sua madre: allora ha piantato le dita delle mani dietro i bulbi oculari e li ha cavati per buttarli via, perché se gli occhi non gli eran serviti a riconoscere il padre e la madre, voleva dire che non servivano a niente, tanto valeva buttarli via. Occorre un coraggio che va al di là del coraggio. Nel caso dei giovani nazisti che cavavano gli occhi al gatto per portarli al maestro, occorreva una crudeltà che andava al di là della crudeltà. Quella era la prova che potevi diventare un bravo gerarca nazista.
Fare il male è una questione di insensibilità. Più sei insensibile al male, cioè meno senti il male, e più male puoi fare. Non sentirlo è una questione di allenamento. Puoi fare il male sugli umani se ti sei allenato sui non umani, o sui sottoumani. I non-umani e i sottoumani son lì per questo: per permettere al super-uomo di collaudare la propria superumanità e così dominare l’umanità. Infliggere il dolore ad altri viventi fa di te un vivente speciale, se fai morire a calci e pugni una capra tu ti collochi a un rango superiore, sei selezionato. Questo branco di maschiacci che ha ammazzato a botte una capretta è nato tardi, oggi appare disturbato, non sta bene né a scuola né a casa né in piazza. Ieri sarebbe stato premiato. Oggi sarà punito, spero.