Migranti. Il mare grembo d'Europa e la cecità dell'oggi
«Sul Mediterraneo è stata concepita l’Europa», scriveva Predrag Matvejevic all’inizio del suo “Breviario Mediterraneo”. Il destino gli ha voluto risparmiare di assistere al Vertice di Malta e alla triste rappresentazione che l’Europa ultimamente mette in scena di se stessa. È come se la morte fosse giunta a risparmiargli l’offesa dell’ennesima riunione dei Capi di Stato e di Governo europei che si ritrovano al centro del Mediterraneo per infliggere un altro durissimo colpo a diritti umani e agli ideali per cui questo grande intellettuale europeo ha speso la vita, studiando, scrivendo ed esponendosi in prima persona.
Certo, gli ultimi tempi non devono essere stati facili per lui, guardare il suo amato Mediterraneo divenuto un cimitero a cielo aperto. Migliaia di corpi giacciono senza vita in un mare divenuto mare di morte, mare di traffico di essere umani, mare di una guerra combattuta ogni giorno verso innocenti, sempre più donne e bambini, in fuga da porzioni di Africa e Asia martoriate da guerre e dittature. Un mare che lui ci ha descritto, invece, come culla di nuove civiltà, ponte tra culture, fertilizzante naturale per scambi e relazioni.
Oggi l’Europa che su quelle sponde è nata, si è nutrita di lingue, di religioni, di incontri che ne hanno fatto la sua ricchezza umana, culturale ed economica, rinnega il mare che l’ha generata, lo lascia in balia di trafficanti di vite umane per chiudersi e trincerarsi dentro confini di filo spinato e blocchi navali. Vuole rinnegare quello che è stata: una casa in cui si sforna pane in gran quantità per tutti coloro che volevano vivere in pace, sognavano e rivendicavano, per se stessi e per i propri figli, democrazia e diritti. Come l’abbiamo ridotta? Una vecchia malata di egoismo, sopraffatta da paure e razzismo. Dove sta diventando difficile gustare la bellezza e la ricchezza di umanità che ci porta chi migra, chi si mette in viaggio sognando la pace. Libia e Turchia due facce della stessa vergogna, della stessa miopia politica, della stessa mancanza di visione. Politici interessati solo al consenso populista e demagogico urlano all’emergenza, all’assalto, al terrorismo, rappresentando noi europei come vittime incolpevoli di nemici che vorrebbero ucciderci, arrivando stipati su barcacce vecchie e malandate, rischiando la vita in un mare che merita altro.
Ora il piano è che non muoiano più in mare, troppo fastidio. Si preferisce lasciarli morire in terre che non li vogliono, che non rispettano i loro diritti e che offrono loro ancora violenza e privazioni in cambio di soldi europei. Ma tanto, a quel punto che cosa accade a siriani e iracheni in Turchia e ad africani di varie nazioni in Libia non è più affar nostro, non ci riguarda... “Loro” sono altrove...
Abbiamo visto a Malta l’Europa dalla memoria corta, interessata all’oggi più che al futuro che l’aspetta e al dovere di prepararlo e governarlo con umanità e decisione. Servono voci, gesti che costruiscano ogni giorno pace attraverso l’incontro, l’accoglienza e la solidarietà. Azioni che restituiscano alla nostra terra e al nostro mare la loro vera vocazione: unire per dare vita e non dividere per lasciar morire. Purtroppo da oggi avremo una voce in meno su cui contare, una delle più preziose. Grazie Predrag, che ci hai mostrato come dovrebbe essere. E come potrà ancora essere.
* Sacerdote, presidente Centro Astalli – Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia