Opinioni

La catechesi del Papa. L'esempio del Papa: l'umiltà di saper chiedere perdono

Maurizio Patriciello giovedì 15 ottobre 2015
Ha la faccia tirata. Addolorata. Un volto che esprime tutta la sofferenza che passa nel suo cuore. «In nome della Chiesa chiedo perdono per gli scandali che in questi ultimi mesi sono accaduti sia a Roma che in Vaticano». A pronunciare queste parole è papa Francesco, proprio all’inizio dell’udienza generale di ieri. I problemi si possono affrontare o evitare. Si può fingere di non sapere.  Ma sarebbe un peccato di omissione. Si può dare la colpa agli altri. Magari ai veri responsabili. Non sarebbe del tutto sbagliato. Gesù non ha fatto così. Francesco lo sa bene. E vuole imitarlo, lasciando intuire la sua sofferenza per fatti recenti, come la vicenda Charamsa e quella che coinvolge alcuni carmelitani e una parrocchia romana. Il Figlio di Dio ha voluto prendere su di sé «tutti i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi». A pensarci vengono le vertigini.   Quel giorno sulle sue spalle martoriate c’eravamo tutti noi. Il legno che lo gettava a terra era sovraccaricato di un peso disumano. «Terza stazione: Gesù cade la prima volta sotto la croce. Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo». Gesù rimarrà nascosto fino al giorno ultimo, quando apparirà in tutto il suo splendore. E allora sarà la gloria.   «Vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà, e regneranno nei secoli dei secoli». Intanto gli uomini dovranno camminare nella penombra della sera. Liberi di spogliare gli altri per vestire se stessi, o decidere di spogliare se stessi per vestire gli altri. Questo crocicchio ci sfida a tutte le ore del giorno e della notte. Gesù ha voluto fare agli uomini il dono immenso della libertà. L’uomo è il capolavoro di Dio. Per questo è libero finanche di sbagliare. Finanche di peccare. Anche quando sbaglia, continua a essere prezioso agli occhi suoi. Perciò cerca di recuperarlo in tutti i modi. Il peccato, in fondo, prima di offendere Dio umilia proprio lui, l’uomo.  L’amore dona sempre. A chiunque. Senza chiedersi se chi allunga la mano sia degno o meno. Chi ama veramente non farà mai del male a nessuno. Nemmeno a coloro che verranno dopo. Chi ama si rende responsabile. Allarga il cuore fino ad abbracciare il mondo. Ogni uomo è mio fratello. Anche quello che non vedo. Anche quello che ancora non è nato. E la terra è la 'casa comune' in cui tutti hanno il diritto di ripararsi. Riposare. Vivere. «Laudato si’ mi Signore per sora madre terra...». «Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva». Gesù, che possiamo solo intravedere nascosto nell’Eucaristia e nel volto dei fratelli, ha voluto assicurarci la sua presenza anche nel Vescovo di Roma. Il suo vicario, che cammina con noi e ci indica la strada. E Francesco, come Gesù, assume il peccato. Lo fa suo. Lo carica sulle sue spalle affaticate. A nome di tutti chiede perdono al Padre. E ai fratelli sparsi per il mondo. Soprattutto per i peccati commessi a Roma, la città dei Papi, e in Vaticano, la città del Papa. Il Pontefice sa che i piccoli sono i prediletti di Gesù. E sa che Gesù è stato severissimo per chi osa o ha osato scandalizzarli. Dopo uno scandalo, i piccoli potrebbero smarrire la speranza. Per sempre. Non deve accadere.  Sarebbe una perdita grande. Per tutti. Per chi è all’origine dello scandalo e per chi pur potendolo evitare non lo ha fatto. Magari per quieto vivere. Forse per incapacità. O ignavia. Francesco sente che spetta al 'dolce Cristo in terra' chiedere perdono. E lo fa. Con parole semplici. Con una tenerezza struggente. Con il viso provato da un dolore immenso. Con tanta umiltà. Non giudica, Francesco. Ce lo disse, tempo fa. Non giudica perché così ha imparato da Gesù: «Non giudicate e non sarete giudicati». Le sue parole hanno il sapore del pane quando è caldo. Hanno la limpidezza della fonte di montagna. Grazie, Santo Padre! Anche noi abbiamo il dovere di chiedere perdono. A Dio e ai fratelli. Troppo abbiamo ricevuto. Di tutti siamo debitori. Ma anche a te, Padre Santo, vogliamo chiedere perdono per tutte le volte che ci siamo lasciati distrarre da tante cose futili, e anziché tendere alla santità siamo rimasti ammaliati dalle insidie del nemico delle nostre anime.