Sanità . Il legame tra salute e pace rotto dalla logica di guerra
«Salute per la pace, pace per la salute»: decisamente aspirazionale il titolo della 75° Assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che apre oggi i lavori a Ginevra. Per la prima volta in presenza (seppur ridotta) dopo due estenuanti anni di multilateralismo online dovuto al Covid. La connessione tra salute e pace risuona nel preambolo della Costituzione dell’Oms, ma l’atmosfera assembleare rischia di essere tutt’altro che pacifica la prossima settimana, nell’intricato snodo diplomatico tra pandemia e guerra. Non esiste momento adatto per una pandemia, ma non c’è dubbio che Sars-CoV-2 sia arrivato in una congiuntura di rivalità assai aspra nello scacchiere internazionale.
La scellerata decisione del presidente Putin di imprimere un’escalation all’annosa guerra con la confinante Ucraina subito dopo la fase più debilitante del virus in Russia (con il suo carico di 87.527 morti, il mese di novembre 2021 ha segnato una vera perturbazione da Covid nel Paese) può anche considerarsi il frutto velenoso dell’imbarbarimento della scena internazionale che la vicenda della pandemia ha apparecchiato in due anni. Dobbiamo farne memoria, ora che i governi dell’Oms sono chiamati a riflettere sulla pandemia in un clima di estrema polarizzazione.
Nel maggio 2020, proprio all’assemblea mondiale dell’Oms, gli Usa di Donald Trump scatenavano la guerra fredda contro la Cina investendo l’agenzia nel mezzo dello tsunami pandemico e paralizzando ogni cooperazione sanitaria in sede Onu per diversi mesi. A seguire, la campagna geopolitica, e della stampa internazionale, per affermare a ogni costo la superiorità dei vaccini occidentali ha chiuso la porta al riconoscimento degli altri vaccini usati nel mondo, senza darne plausibili spiegazioni. Infine, la mappa delle nazioni che non hanno applicato sanzioni alla Russia – la gran maggioranza – coincide con la geografia dei Paesi che riceve i vaccini anti-Covid con il contagocce tramite Covax. E coincide anche con i Paesi che da un anno e mezzo chiedono invano la sospensione della proprietà intellettuale per liberare e favorire la produzione decentralizzata dei rimedi anti-Covid, in un confronto perdurante con il blocco – Unione Europea, Svizzera, Gran Bretagna e Usa – pronto a neutralizzare ogni reale avanzamento del negoziato.
La 75° Assemblea sarà dominata dalla definizione di regole per governare le emergenze sanitarie del futuro, tra la revisione dei Regolamenti di Salute Internazionale e la discussione sul trattato pandemico. L’agenda, fissata in 73 punti, comprende anche la rielezione del direttore generale Tedros e la finale approvazione dell’aumento dei fondi obbligatori che gli Stati membri dovranno erogare per raggiungere il 50% del bilancio Oms entro il 2024, a garantirne un finanziamento più sostenibile. Decisioni importanti.
Tuttavia, sarà la crisi ucraina a tener banco. Tedros relazionerà sull’impatto sanitario della guerra in Ucraina e sui 200 attacchi registrati finora alle strutture sanitarie del Paese. Resta probabile, ma non confermata, la presenza della delegazione russa, dopo la risoluzione di condanna dell’invasione votata a maggioranza dagli Stati europei dell’Oms il 10 maggio scorso, con un testo che sarà riproposto in Assemblea nei prossimi giorni. La risoluzione chiede «il possibile trasferimento dell’Ufficio Europeo dell’Oms per la prevenzione e il controllo delle Malattie non trasmissibili fuori dai confini della Federazione Russa» e di considerare «la sospensione temporanea di tutti gli incontri regionali» in Russia «fino alla pacifica risoluzione del conflitto» e il ritiro russo «dai territori dell’Ucraina inclusi nei confini internazionalmente riconosciuti». La situazione è in fermento.
Il viceministro della salute di Mosca, Andrey Plutnitsky, ha definito il testo «una rozza violazione della Costituzione dell’Oms». Intanto, solo pochi giorni fa, il vice-portavoce della Duma, Pyotr Tolstoy, ha annunciato un progressivo ritiro unilaterale da una serie di istituzioni internazionali, tra cui l’Organizzazione mondiale del commercio e, appunto, l’Oms. È possibile che la Russia abbia deciso di sfilarsi da sola dopo l’umiliante esclusione dal Consiglio d’Europa e la sospensione dal Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu. Ma tutti questi movimenti, «una battuta d’arresto per i diritti umani» secondo Jannika Jahn del "Max Planck Institute", indeboliscono ancora l’azione multilaterale e a ostacolano le strade della indispensabile diplomazia cui l’Onu è chiamata. Altro che salute per la pace.